La Nuova Sardegna

Sassari

la bambina umiliata a lezione 

La difesa delle insegnanti di danza «Non ci furono maltrattamenti»

SASSARI. Si difendono le insegnanti della scuola di danza condannate qualche giorno fa dal giudice Elena Meloni a quattro mesi di reclusione e al pagamento di una provvisionale immediatamente...

18 maggio 2021
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SASSARI. Si difendono le insegnanti della scuola di danza condannate qualche giorno fa dal giudice Elena Meloni a quattro mesi di reclusione e al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di cinquemila euro per abuso di mezzi di correzione.

«Le insegnanti - precisa il loro difensore, l’avvocato Attilio Pinna - erano accusate di aver maltrattato dal settembre 2011 al giugno 2013 un’allieva minorenne con offese come “sei viziata, irrispettosa, sei tonta, non apprendi niente” e di averla chiusa nello spazio adibito a spogliatoio e lasciata lì dentro con la luce spenta, per il tempo corrispondente all’ora di lezione. Ebbene - precisa il legale - le insegnanti sono state assolte dall’accusa di maltrattamenti, e questo è un dato incontrovertibile. Di fronte a una richiesta del pubblico ministero di 2 anni e sei mesi di reclusione, il giudice ha ritenuto di infliggere quattro mesi di reclusione con pena sospesa per abuso di mezzi di correzione, riconducibile ragionevolmente al fatto che accadeva talvolta che la bambina venisse invitata a terminare prima la lezione e le si dicesse di aspettare in segreteria che la famiglia la andasse a prendere. Sempre in presenza peraltro di altri genitori - aggiunge il legale - che aspettavano la fine del turno di lezione di altri allievi, come peraltro dichiarato dalla stessa minore sentita in aula nel corso del processo. Attendiamo le motivazioni della sentenza - conclude l’avvocato Attilio Pinna - per fare appello e far cadere anche il reato di abuso di mezzi di correzione».

A corredo dell’articolo pubblicato qualche giorno fa dal nostro giornale, che riportava la notizia della condanna delle due imputate, era stata pubblicata una foto simbolo del fotografo Massimo Masu che ritraeva una ballerina su un palco.

L’immagine presente da tempo negli archivi del giornale ritrae una danzatrice che nulla ha a che vedere con la vicenda che riguarda la bambina protagonista della storia approdata in tribunale dopo la denuncia dei genitori presentata alla squadra mobile. Durante le indagini erano stati coinvolti gli specialisti della Sezione minori della questura di Sassari. La bambina era stata sentita in ambiente protetto alla presenza di una equipe di psicologi. Un lungo racconto tra le lacrime che poi era stato supportato da una serie di conferme raccolte durante lo svolgimento dell’attività investigativa.

Il suo disagio tenuto nascosto in famiglia, era emerso quando la ballerina aveva trovato la forza per raccontare tutto alla mamma. La piccola aveva descritto una situazione terribile, alla quale aveva cercato di resistere per via della sua grande passione per la danza. (l.f.)

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