La Nuova Sardegna

Sassari

«Solo il commissario salverà la Casa»

di Paoletta Farina
«Solo il commissario salverà la Casa»

Protesta dei lavoratori della Divina Provvidenza: «Il vice Pintus si dimetta». Biddau: «Non sono più in carica da mesi»

06 giugno 2021
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SASSARI. «Il cda non vuole il commissariamento della Casa “Divina Provvidenza”? Noi invece sì, anche se potesse portare al nostro licenziamento. E vogliamo anche le dimissioni del vicepresidente della Fondazione Andrea Pintus».

È un sabato mattina caldo, quanto il clima che si respira nella casa di riposo da qualche mese. Un gruppo di una quindicina di lavoratrici e lavoratori dell’istituto per anziani, nel piccolo giardino di fronte all’ingresso di piazza Sant’Agostino, lancia la sua protesta per le affermazioni fatte alla “Nuova Sardegna” dal consiglio di amministrazione. Con loro anche alcuni familiari degli ospiti che chiedono di poter tornare a visitare i parenti, che non vedono da otto mesi «che è come se fossero dei carcerati». C’è pure, a sorpresa, Vincenzina Biddau, che sventola la lettera di dimissioni da presidente «inviata al consiglio di amministrazione e protocollata il 9 novembre del 2020» e che è stanca di essere tirata in ballo continuamente come presente nel consiglio della Fondazione. «Sono andata via per motivi personali e di salute, vivo a Sennori e dallo scorso anno mai più sono entrata alla casa Divina Provvidenza. Delle mie dimissioni ho informato anche il Comune e la Curia , come si fa a dire che sono ancora in carica?».

I dipendenti sono pronti a dare battaglia perché la situazione perenne di crisi economica in cui versa l’istituto venga definitivamente risolta e si dia un assetto stabile e certezza nel pagamento degli stipendi. «Ad aprile abbiamo presentato un esposto alla Procura perché verifichi quali sono le condizioni in cui si vive nella struttura e andremo a manifestare anche alla Regione, se sarà necessario, per sostenere l’arrivo di un commissario. Questa dirigenza se ne deve andare perché non è capace di gestire l’istituto che pure, a nostro parere potrebbe sostenersi ampliando il numero degli ospiti: ci sono spazi che potrebbero essere utilizzati per accogliere diverse decine di persone, offrendo così un servizio ulteriore alla città e incrementando i guadagni dalle rette». «Che poi – specificano i dipendenti – non sono l’unico introito della casa: ci sono, ad esempio, gli affitti dei locali alle cooperative “Il salice”, che gestisce una casa protetta per malati psichiatrici e Idra. Della prima, inoltre è presidente lo stesso Andrea Pintus». Ci chiediamo, inoltre, se i cinquanta ospiti ancora presenti paghino o no le rette»

Non ci stanno poi, i lavoratori, ad essere indicati come “privilegiati” che guadagnano tra i 1600-1700 euro al mese. «Magari – dicono, facendo vedere le loro buste paga con importi inferiori – . La realtà è ben diversa, e soprattutto lo stipendio ci è stato pagato regolarmente fino a gennaio, ma poi non abbiamo più visto niente, se non qualche acconto sugli arretrati che vantiamo e non per tutti. Insomma abbiamo un credito totale di 400mila euro. Ecco perché sono stati richiesti i pignoramenti delle rette ed altri sono in arrivo: il credito totale del personale ». C’è, tra loro, anche chi lamenta di non ricevere più da tempo gli assegni familiari, chi di non essere inquadrato e remunerato secondo la qualifica di cui è in possesso. A sentire le loro proteste, è il caos a regnare nella casa di riposo. «Le dimissioni degli ospiti, sembra chiaro che sono state fatte per diminuire il personale che secondo loro è in soprannumero. Ma non è così, perché spesso ci ritroviamo soli in un turno a doverci occupare di diversi malati. Nei mesi scorsi ci erano stati ventilati sette licenziamenti, che poi non sono avvenuti. Vorremmo sapere quali siano le reali intenzioni della dirigenza sul futuro della Casa».

E un appello viene dai familiari ai quali non è consentito di poter vedere i familiari, a causa del Covid: «Posso salutare mia madre solo se si affaccia alla finestra – dice una donna –. In altre case di riposo, invece, l’ingresso è consentito». Sfumata anche l’idea di creare una “stanza degli abbracci” che un’associazione era pronta a organizzare.

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