Monte Maiore, un viaggio tra passato e natura
di Daniela Deriu
Thiesi, gli escursionisti di Sorre Selene hanno scoperto un antico insediamento I pastori vivevano in capanne, tra grotte, anfratti rocciosi e corsi d’acqua
09 giugno 2021
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Thiesi. Proseguono le scoperte nel territorio del Meilogu: un antico insediamento costituito da capanne circolari situato su Monte Maiore è l’ultima rivelazione rinvenuta durante una passeggiata tra aceri, lecci e roverelle. Autore della nuova scoperta è il gruppo degli escursionisti “Sorre Selene”, guidato da Vincenzo Porcu e Tino Marconi. «Monte Maiore è il luogo simbolo di Thesi» spiega Porcu. Secondo studi il rilievo roccioso, che domina uno scorcio del paese, un tempo era popolato da pastori che vivevano isolati e in assoluta libertà, permettendosi il lusso di non pagare le tasse in quanto il gabelliere feudale si rifiutava di andarci per non rischiare di essere ucciso. Ancora oggi, nonostante nessun pastore vi abiti stabilmente, Monte Maiore conserva l’unicità dei luoghi dove la natura emerge in tutta la sua bellezza. Per questo il gruppo “Sorre Selene” vi ha organizzato diverse escursioni notturne, ogni volta mirate a far scoprire un lato inedito. Approfittando della pausa forzata dovuta alla pandemia Porcu e Manconi, sfruttando le occasioni in cui era permessa l’uscita, hanno lavorato a lungo per preparare un percorso che permettesse di girare intorno all’altopiano nel mezzo di una fitta vegetazione: «Il tragitto che ci ha condotto alla scoperta - spiega Manconi – comincia dalla grotta di Monte Maiore che, previa autorizzazione del Comune, può essere visitata prima o dopo l’escursione. Percorsa la cengia (sorta di stretto corridoio naturale posto a strapiombo) che domina sulla vallata di Laccheddu ‘e Code, ricco di resti archeologici del passato, sull’altopiano si incontra l’antico insediamento costituito da capanne circolari di epoca da individuare e che perciò sarà oggetto di studi specifici».
Tra anfratti e rigagnoli d’acqua il percorso continua quasi sempre sotto l’alta roccia calcarea, spesso scavata dal vento e dall’acqua a formare delle rientranze semicircolari, lunghi corridoi di suggestiva bellezza.
Ogni tanto il percorso è interrotto per l’osservazione di palmenti antichi (presse vinarie) e grotte grandi e piccole, che dimostrano come in passato questa zona doveva essere intensamente abitata; corridoi fra pareti altissime; spazi utilizzati dai pastori come ricovero per se stessi a gli animali; rocce spaccate anche recentemente con gran ricchezza di fossili, e si conclude nell’altopiano dove si trova il nuraghe a corridoio di Sa Caddina, esempio di costruzione con massi non squadrati di luminoso calcare.
«Sono state ore di lenta passeggiata in piena armonia con la natura ma la scoperta ha ripagato la fatica».
Tra anfratti e rigagnoli d’acqua il percorso continua quasi sempre sotto l’alta roccia calcarea, spesso scavata dal vento e dall’acqua a formare delle rientranze semicircolari, lunghi corridoi di suggestiva bellezza.
Ogni tanto il percorso è interrotto per l’osservazione di palmenti antichi (presse vinarie) e grotte grandi e piccole, che dimostrano come in passato questa zona doveva essere intensamente abitata; corridoi fra pareti altissime; spazi utilizzati dai pastori come ricovero per se stessi a gli animali; rocce spaccate anche recentemente con gran ricchezza di fossili, e si conclude nell’altopiano dove si trova il nuraghe a corridoio di Sa Caddina, esempio di costruzione con massi non squadrati di luminoso calcare.
«Sono state ore di lenta passeggiata in piena armonia con la natura ma la scoperta ha ripagato la fatica».