Sassari, addio a Paolo Sale: il medico del lavoro che amava il tennis
La malattia autodiagnosticata, la speranza di vincerla. Da trent’anni si occupava anche della Nuova Sardegna
31 luglio 2021
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SASSARI. Ci sono storie che quando le raconti non puoi fare a meno di incrociarle con quelle di migliaia di persone. Ecco, la vita di Paolo Sale è stata così: parallela e integrata con quella di tanti altri. Soprattutto lavoratori, perchè lui è stato un medico del lavoro. “Competente”, viene definito oggi chi ha quella specialità. Poteva stare nelle vetrine che voleva, ma ha scelto sempre di essere defilato: preciso, determinato, attento e premuroso come un padre, a volte decisivo. Ma sempre un passo indietro.
Se n’è andato in silenzio, con la discrezione di chi non ha mai cercato spazi, o fatto a gomitate per andare avanti. Aveva 70 anni Paolo ma lo spirito e le energie di un ragazzo. “Dottor Sale”, come lo chiamavano quasi tutti, una risorsa, figura straordinaria di medico vecchio stampo che sapeva però essere al passo con i tempi. Si è spento dopo neanche un mese di malattia, che si era autodiagnosticato (ne aveva parlato a qualche amico medico fidato, come Giovanni Manca). Il crollo all’improvviso, quando ormai sembrava che la sua battaglia stesse cominciando a dare i primi risultati. «Sto bene – aveva detto agli amici del Tennis Club di Porto Torres – e presto torno in campo a giocare». Invece non ce l’ha fatta, il destino ha scelto un’altra strada, un’altra partita.
Paolo Sale è stato medico del lavoro per trent’anni alla Nuova Sardegna: un amico per tanti, un professionista per altri, sempre disponibile per un consulto e per ascoltare chi aveva bisogno. Quello era il suo campo, la sua missione. Cercare di fare stare bene e in sicurezza chi lavora.
Nella medicina del lavoro Paolo Sale c’era dentro da più di quarant’anni, alla zona industriale di Porto Torres ha seguito decine di aziende e un esercito di operai e lavoratori di ogni categoria. Era arrivato nella città turritana da giovane medico, proveniente da Macomer dove suo padre aveva una falegnameria, e da Porto Torres non se n’è più andato Paolo Sale. Stimato dai colleghi, tanti amici. Nella libera professione continuava a seguire aziende e lavoratori dal suo studio di via Manno. Negli ultimi due anni l’emergenza pandemica l’aveva chiamato a uno sforzo maggiore. Il Covid come nemico subdolo, sempre in agguato, capace di diffondersi ovunque e di annientare vite. Non si era mai tirato indietro Paolo, l’avevamo visto anche in redazione bardato come un palombaro a testare e accertare. E quando i tamponi avevano dato esito positivo la sua voce rassicurante aveva aiutato chi era in difficoltà a muoversi con coraggio nel percorso di una battaglia che non risparmia colpi bassi. Un sorriso e una pacca sulle spalle, una chiacchierata - lui che era uomo di grande cultura e con mille passioni - e ti guidava verso l’uscita dal tunnel.
Era uno sportivo, fortemente legato al tennis Paolo Sale. L’ha praticato, è stato figura di riferimento per gli atleti e la società del Tennis Club Porto Torres che oggi lo piange come un fratello. Attaccamento ai valori di libertà e giustizia, senso civico e amore verso il prossimo, “il dottor Sale” lascia un vuoto enorme.
Alla Nuova aveva chiesto un periodo di “riposo”, per poi tornare. E sicuramente era certo di questo quando si è premurato anche di indicare un sostituto, per non lasciare sguarnito un servizio delicato. La notizia della scomparsa è di quelle spiazzanti, come spesso accade quando la morte entra a gamba tesa dove si costruiscono speranze e futuro. Resta l’immagine limpida di un medico senza frontiere, generoso e modesto, che riusciva a conquistare la fiducia. Alla famiglia un forte abbraccio. Buon viaggio Paolo. (g.baz.)
Se n’è andato in silenzio, con la discrezione di chi non ha mai cercato spazi, o fatto a gomitate per andare avanti. Aveva 70 anni Paolo ma lo spirito e le energie di un ragazzo. “Dottor Sale”, come lo chiamavano quasi tutti, una risorsa, figura straordinaria di medico vecchio stampo che sapeva però essere al passo con i tempi. Si è spento dopo neanche un mese di malattia, che si era autodiagnosticato (ne aveva parlato a qualche amico medico fidato, come Giovanni Manca). Il crollo all’improvviso, quando ormai sembrava che la sua battaglia stesse cominciando a dare i primi risultati. «Sto bene – aveva detto agli amici del Tennis Club di Porto Torres – e presto torno in campo a giocare». Invece non ce l’ha fatta, il destino ha scelto un’altra strada, un’altra partita.
Paolo Sale è stato medico del lavoro per trent’anni alla Nuova Sardegna: un amico per tanti, un professionista per altri, sempre disponibile per un consulto e per ascoltare chi aveva bisogno. Quello era il suo campo, la sua missione. Cercare di fare stare bene e in sicurezza chi lavora.
Nella medicina del lavoro Paolo Sale c’era dentro da più di quarant’anni, alla zona industriale di Porto Torres ha seguito decine di aziende e un esercito di operai e lavoratori di ogni categoria. Era arrivato nella città turritana da giovane medico, proveniente da Macomer dove suo padre aveva una falegnameria, e da Porto Torres non se n’è più andato Paolo Sale. Stimato dai colleghi, tanti amici. Nella libera professione continuava a seguire aziende e lavoratori dal suo studio di via Manno. Negli ultimi due anni l’emergenza pandemica l’aveva chiamato a uno sforzo maggiore. Il Covid come nemico subdolo, sempre in agguato, capace di diffondersi ovunque e di annientare vite. Non si era mai tirato indietro Paolo, l’avevamo visto anche in redazione bardato come un palombaro a testare e accertare. E quando i tamponi avevano dato esito positivo la sua voce rassicurante aveva aiutato chi era in difficoltà a muoversi con coraggio nel percorso di una battaglia che non risparmia colpi bassi. Un sorriso e una pacca sulle spalle, una chiacchierata - lui che era uomo di grande cultura e con mille passioni - e ti guidava verso l’uscita dal tunnel.
Era uno sportivo, fortemente legato al tennis Paolo Sale. L’ha praticato, è stato figura di riferimento per gli atleti e la società del Tennis Club Porto Torres che oggi lo piange come un fratello. Attaccamento ai valori di libertà e giustizia, senso civico e amore verso il prossimo, “il dottor Sale” lascia un vuoto enorme.
Alla Nuova aveva chiesto un periodo di “riposo”, per poi tornare. E sicuramente era certo di questo quando si è premurato anche di indicare un sostituto, per non lasciare sguarnito un servizio delicato. La notizia della scomparsa è di quelle spiazzanti, come spesso accade quando la morte entra a gamba tesa dove si costruiscono speranze e futuro. Resta l’immagine limpida di un medico senza frontiere, generoso e modesto, che riusciva a conquistare la fiducia. Alla famiglia un forte abbraccio. Buon viaggio Paolo. (g.baz.)