La Nuova Sardegna

Sassari

«Che fatica far ripartire le danze»

di Roberto Sanna
«Che fatica far ripartire le danze»

Piero Muresu, titolare del Blu Star e presidente del sindacato, spiega le difficoltà delle discoteche

13 ottobre 2021
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SASSARI. Il via libera, tanto atteso, è arrivato ma la festa ancora non può cominciare. Il Blu Star di Ossi, una delle discoteche più longeve della Sardegna, punto di riferimento per tutti gli amanti del divertimento notturno, non è un’automobile alla quale per ripartire dopo un lungo stop basta cambiare la batteria e girare la chiave di avviamento. Lo stesso può dirsi delle altre discoteche: «Forse la gente pensa che basta mettere due persone dietro un bancone e un deejay e tutto può ripartire – spiega Piero Muresu, titolare del Blu Star insieme al fratello Peppino e presidente del Silb (il Sindacato dei locali da ballo) per il Nord Sardegna – ma dietro c’è un gran lavoro su diversi fronti. A cominciare dalle manutenzioni per finire con lo staff».

Il Blu Star quanto è grande?

«Abbiamo la possibilità di ospitare fino 1.350 persone. In pratica un intero paese della Sardegna, nemmeno dei più piccoli. Le manutenzioni da fare ormai sono diventate straordinarie, c’è da controllare tutto: gli impianti, le condizioni del locale, dobbiamo svuotarlo, ripulirlo, rinfrescarlo, mettere qualche arredo nuovo. Tutti interventi che hanno costi importanti. Abbiamo già fatto un primo sopralluogo e c’è tanto da lavorare. Anche perché, dopo tante polemiche, l’okay del governo è arrivato quasi inaspettato. In tanti ci hanno telefonato pensando che aprissimo il giorno dopo la decisione governativa ma bisognerà pazientare ancora qualche settimana. E poi c’è lo staff, altro punto dolente. Perché servono professionalità e tanti dei nostri collaboratori per forza di cose sono andati a lavorare da altre parti».

Cosa c’è dietro una serata in discoteca?

«A un esterno sembra tutto molto facile, come ho già detto, invece non è così. Per fare intrattenimento di qualità servono diverse figure professionali, dietro le serate c’è una vera e propria organizzazione: servono i barman, i cambusieri, le persone che ritirano i bicchieri, i parcheggiatori, gli addetti alla sicurezza, i deejay, i manutentori. E poi c’è la parte delle serate con la direzione artistica e i Pr. In più noi abbiamo anche un ristorante-pizzeria: ci servono così anche uno chef, un pizzaiolo, il personale di sala, i lavapiatti. Insomma, non si può riaprire dall’oggi al domani».

In più si riapre in un contesto molto diverso rispetto a quello nel quale eravate abituati a muovermi.

«Per questo chiederò un incontro in Questura per capire come dovremo comportarci. Chiederemo anche non dico tolleranza, ma almeno pazienza e comprensione perché non è semplice gestire tanti ragazzi in certe situazioni e le regole non sempre sono chiare. Per esempio: per ballare in pista non si deve portare la mascherina, ma se uno va al bancone a bere o è ai tavoli come bisogna comportarsi? Noi per facilitare le cose abbiamo deciso di eliminare la zona fumatori interna, però molte situazione dubbie restano».

Il vostro è uno dei locali più longevi: vale ancora la pena di tenere aperta una discoteca?

«Abbiamo inaugurato nel 1983, facendo diventare una professione vera quello che prima era un intrattenimento saltuario. Qualcosa intorno a noi deve cambiare, altrimenti questa rischia di essere l’ultima stagione. La concorrenza abusiva è il primo problema, si balla in luoghi deputati ad altro. In questo momento siamo sul filo, per questo voglio chiedere ai colleghi del settore di non esagerare e stare nei limiti. Se ci fermano un’altra volta è la fine per tutti».

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