La Nuova Sardegna

Sassari

Barche distrutte dal rogo il gestore pagherà i danni

di Donatella Sini
Barche distrutte dal rogo il gestore pagherà i danni

Castelsardo, la GeCas condannata a risarcire i diportisti per l’incendio del 2013 In sette si erano rivolti al giudice lamentando l’assenza di vigilanza notturna

22 ottobre 2021
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CASTELSARDO . Quasi 580 mila euro di risarcimento, oltre alla rivalutazione monetaria e interessi compensativi, a vantaggio dei sette diportisti che avevano visto la loro barca coinvolta nell’incendio che aveva interessato il porto di Frigiano il 30 maggio 2013. È quanto stabilito dalla seconda sezione del Tribunale Civile di Sassari, nella persona del giudice monocratico Ada Gambardella, che ha condannato la GeCas, società di gestione dell’approdo e, di rimando, l’assicurazione UnipolSai, a risarcire i diportisti che avevano visto le loro imbarcazioni danneggiate dalle fiamme, nella sfortunato evento di otto anni fa. Il rogo era divampato a notte fonda.

Attorno alle tre del mattino una delle barche ormeggiate al pontile aveva iniziato a bruciare e, nel giro di pochi istanti anche le barche vicine erano state investite dalle fiamme. Sul posto erano intervenuti i vigili del fuoco di Sassari che avevano domato l’incendio, dopo tre ore di lavoro. Le operazioni di bonifica e di recupero delle sostanze oleose dal mare erano poi andate avanti per settimane, con l’utilizzo di “panne galleggianti" per assorbire il carburante disperso in acqua.

La causa di risarcimento danni per inadempimento contrattuale era stata immediatamente avviata da uno dei danneggiati a cui si erano uniti presto gli altri sei e ora, il giudice, ha dato loro ragione, disponendo risarcimenti che vanno da 8.600 a 117 mila euro, a cui si aggiunge la rivalutazione monetaria e le spese legali, tutto a carico dell'assicurazione. La GeCas è stata infatti considerata inadempiente «perché il porto era privo di vigilanza notturna e l’impianto antincendio non era perfettamente funzionante», tanto che i vigili del fuoco, per approvvigionarsi di acqua si erano dovuti spostare verso un deposito distante circa sette chilometri. Per quanto riguarda invece la guardiania, la società aveva asserito durante il processo che il servizio si era concluso qualche mese prima e si era in attesa di nuovo affidamento ma che «anche se fosse stato operativo al momento dell’incendio, non avrebbe potuto scongiurare la repentinità e l’estensione del rogo».

Il giudice ha comunque dato ragione ai diportisti che asserivano che la GaCas avesse l’obbligo di custodire le imbarcazioni ormeggiate, includendo nella “custodia” anche il servizio antincendio e di vigilanza notturna. Neppure l’articolo 15 del contratto, sottoscritto dai disportisti, che solleva la società da ogni responsabilità, può essere considerato valido perché giudicato “vessatorio” e nullo alla luce dell’articolo 36 del Codice del Consumo. Non è stato invece riconosciuto, a nessuno dei diportisti il “danno non patrimoniale” perché “ingiustamente privati del loro mezzo ricreativo”. «Prendiamo atto della sentenza - commenta l’attuale amministratore unico della GeCas, Matteo Santoni, già sindaco al momento dei fatti - valuteremo il da farsi nel caso ci fossero ulteriori sviluppi, con l’obiettivo di tutelare la società e i suoi utenti».

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