La Nuova Sardegna

Sassari

Un calcio al pallone per rinascere

di Roberto Sanna
Un calcio al pallone per rinascere

La sfida dell’Asd Centro storico: sport, fratellanza e amore incondizionato per la vecchia Sassari

05 novembre 2021
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SASSARI. «Bisogna essere un po’ folli per fondare una squadra di calcio durante una pandemia». E ancora di più per farla nascere nel centro storico cittadino, luogo di mille difficoltà e contraddizioni, anima della città e anche territorio di troppe segnalazioni per la cronaca nera. Eppure le quattro chiacchiere tra amici fatte un anno e mezzo fa hanno avuto un seguito: sabato scorso l’Asd Centro storico ha giocato, e per giunta vinto, la sua prima partita ufficiale. Due a uno sulla Wilier, una delle società cittadine più anziane, tra gli applausi di oltre duecento spettatori che hanno abbandonato per qualche ora l’amata Sassari vecchia per trasferirsi sul campo di Baddimannita e incitare la “loro” squadra.

«Una vittoria che parte da lontano – spiega Gianluca Desole, 23 anni, manovale, presidente del sodalizio –, solo dei pazzi potevano pensare di far nascere una società di calcio in un periodo come questo. Siamo sei dirigenti, tutti accomunati dall’amore incondizionato per il centro storico: qualcuno di noi ancora vive in queste vie, altri hanno genitori o i fratelli, tutti abbiamo comunque trascorso anni bellissimi nella città vecchia. E non volevamo rassegnarci a vederla protagonista solo di cattive notizie». «Quando i dirigenti sono venuti in sede a parlarmi della loro idea non mi è sembrato vero» aggiunge Giovanni Ruiu, responsabile della Figc per la Terza categoria e soprattutto presidente del Comitato del Centro storico. Ruiu vive ogni giorno le difficoltà del quartiere e anche quelle delle piccole società che cercano di ritagliarsi uno spazio animate solo dalla voglia di divertirsi in maniera sana: «Questi ragazzi hanno sfondato una porta aperta – aggiunge –, abbiamo fatto il possibile per aiutarli. Il centro storico aveva bisogno di un progetto di questo genere, che contiene tanti valori: socialità, integrazione, voglia di lottare tutti insieme per lo stesso fine. Per fare la Terza categoria, un campionato che copre un territorio molto vasto che spazia da Villanova Monteleone a Thiesi e Trinità d’Agultu, bisogna anche essere strutturati e affrontare delle spese: l’iscrizione supera i mille euro. Io spero che questo progetto vada avanti, è spinto dagli stessi princìpi che animano il nostro comitato. Primo fra tutti quello dell’integrazione, auspico di vedere il prima possibile in squadra ragazzi non solo sassaresi. L’altro nostro sogno è veder nascere a breve anche una squadra di basket: ci stiamo lavorando da qualche tempo insieme a don Marco Carta e Antonello Pilia, della Dinamo 2000».

Nel frattempo al centro storico, dove la Torres è da sempre una religione, si godono finalmente i loro ragazzi: «Abbiamo cominciato da zero e non è semplice – aggiunge Gianluca Desole –, non avevamo nemmeno una base di attrezzatura tecnica. Quando si è tratto di scegliere lo staff tecnico abbiamo voluto privilegiare ancora il legame col centro storico: l’allenatore Mirko Pinna e i suoi collaboratori Giuseppe Carboni e Gavino Sassu respirano quest’aria da sempre. Stessa cosa per i giocatori, che di fatto si sono proposti quando hanno saputo che stava nascendo la squadra: abbiamo in rosa 25 persone dai 19 ai 40 anni. Uniti da un legame vero con Sassari, alcuni di noi la vivono anche come gremianti. Per allenarci e giocare abbiamo preso in gestione il campo di Baddimannita, per presentarci abbiamo scelto di fare una corsetta toccando angoli storici come via Torre Tonda, Porta Sant’Antonio e San Donato». E alla fine l’esordio è arrivato, era solo una partita di Terza categoria ma le gambe (in campo e fuori) tremavano come se fosse la Champions League. E per certi versi lo era davvero.

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