La Nuova Sardegna

Sassari

Lavoro stagionale, «Chi ha fatto la gavetta lo sa: a volte è davvero dura»

Roberto Conti
Roberto Conti

Roberto Conti è un affermato barman a Londra ma ha iniziato dai locali estivi a Sorso. «Ma chi si è fatto le ossa lavorando nei bar "da battaglia" ha una marcia in più»

05 maggio 2022
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SASSARI. «Chi ha fatto le stagioni sa bene che a volte capita di lavorare a condizioni inaccettabili. Però, se vogliamo cercarla, in tutto questo almeno una cosa positiva c'è: chi si è fatto le ossa in estate nei bar "da battaglia", poi ha davvero una marcia in più».

Roberto Conti è passato dietro il banco di un bar per la prima volta quando aveva 18 anni, a Sorso. Quattordici anni più tardi guarda Londra dal trentaduesimo piano dello Shard, mentre prepara cocktail in uno dei locali più rinomati della capitale britannica, l'Oblix.Se non è una scalata questa. «No, è soltanto un percorso personale - racconta il professionista sorsese -, fatto di scommesse, sfide e sacrifici. Mi sono fatto le ossa in Sardegna: ho iniziato come tanti, perché di base non avevo troppa voglia di studiare e ho cercato di buttarmi subito nel mondo del lavoro. In generale posso dire di essere stato abbastanza fortunato, ma nell'ambiente ne ho viste un po' di tutti i colori: imprenditori che pretendono 12-14 ore di impegno quotidiano senza riposi, contratti part time che diventano full time e anche oltre, senza adeguamenti oppure con soldi dati fuori busta che a volte ci sono e a volte no. Per non parlare della sistemazione, perché a volte l'alloggio per il personale è quello che è. Ho visto cameroni con 10-15 persone, o colleghi sistemati in locali assolutamente non idonei».Per fortuna, però, nel variegato panorama dell'impiego stagionale legato al turismo non ci sono soltanto situazioni simili a quelle descritte.

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«Ci sono imprenditori che improvvisano e altri che invece fanno le cose per bene - conferma Conti, 32 anni, approdato a Londra dopo varie esperienze tra Liverpool, Manchester e Leeds -. Io ho lavorato per quattro anni al Phi Beach di Baja Sardinia, che è tra i locali al top e nel quale ho trovato essenzialmente due cose: da un lato una grande richiesta di impegno e professionalità nei confronti dei dipendenti. Dall'altra, però, contratti regolari, un trattamento assolutamente in linea con quanto promesso e una grande puntualità nei pagamenti, cosa che non è affatto scontata. Insomma, c'era sempre da correre, ma il lavoro stagionale è questo. L'importante è che le cose vengano fatte per bene e non ci siano fregature per i dipendenti».

Cosa pensa di essersi lasciato alle spalle nel mondo del lavoro stagionale in Sardegna? «Sicuramente una situazione difficile, in cui le stagioni si sono accorciate e dunque lo spazio è sempre meno e tutto è più concentrato. Prima si partiva con Pasqua e già a maggio e giugno bisognava trottare, ora sembra tutto compresso su luglio e agosto. In generale, io credo che sia fondamentale impegnarsi al massimo e provare a specializzarsi, come sono riuscito a fare io con i cocktail. Una specializzazione che poi mi ha aperto tante strade. Bisognerebbe smettere di improvvisare, e parlo sia di imprenditori che di lavoratori. La Sardegna ha grandi potenzialità, ma bisogna che tutti si impegnino per migliorare la qualità dei servizi. Il lavoratore qualificato - conclude Roberto Conti -, ha ovviamente maggiori possibilità di trovare un impiego ben retribuito e senza fregature».

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