La Nuova Sardegna

Sassari

Spiaggia della Frana, la Champoluc “sigilla” la stradina per il mare

di Giovanni Bua
Spiaggia della Frana, la Champoluc “sigilla” la stradina per il mare

Grossi massi impediscono il passaggio delle auto: saranno sostituiti da cancelli. Monta la protesta di residenti e frequentatori ma i terreni sono privati e tutelati

18 giugno 2022
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SASSARI. La Champoluc mette i sigilli alla Frana. Da qualche giorno l’accesso alla strada di circa un chilometro e mezzo che porta all’incantevole tratto di costa nei pressi di Porto Palmas è interdetto ad auto e camper. Per ora con grandi massi, che delimitano il cantiere (autorizzato dal Comune) che ha il compito di «ripristinare la recinzione e la viabilità interna» dei circa 100 ettari di proprietà dell’immobiliare.

Un atto legittimo, e per molti versi dovuto, visto il pregio naturalistico dell’area. Ma anche “pesante”, in una zona frequentata da surfisti, amanti del parapendio e appassionati, e soprattutto da molti residenti. In cui il transito dei mezzi (e anche la sosta di qualche camper) è stata sempre tollerata e qualsiasi tentativo di limitarlo è sempre finito a gambe all’aria. Basti pensare al caldo inverno del 2008, quando il Comune, che aveva appena realizzato un percorso in terra stabilizzata e creato tre nuove discese per il mare, alla fine rimosse la “sbarra della discordia” dopo proteste (e anche qualche minaccia).

Ora la musica è cambiata, e difficilmente basteranno le rimostranze (che già montano) di residenti e appassionati a far cambiare idea ai nuovi proprietari. Anche perché l’immobiliare Champoluc ha decisamente il “coltello tra i denti”. Autrice di uno dei progetti cassati dall'amministrazione (un investimento da 150 milioni proprio alla Frana) ha presentato ricorso al Tar, chiedendo l'annullamento, previa sospensiva, sia della delibera del consiglio comunale che ha cancellato la procedura messa in piedi dalla precedente amministrazione, che della successiva variante al Puc approvata in via preliminare in aula il 28 aprile. Un ricorso atteso e i cui esiti, almeno preliminari, si conosceranno a brevissimo. Con la seconda sezione del tribunale amministrativo regionale che aveva fissato la camera di consiglio per la discussione della sospensiva lo scorso 15 giugno e ha poi rinviato tutto al 29.

Non che la chiusura della strada sia da interpretare come una rappresaglia contro Palazzo Ducale, anche perché il Comune, verificato che sia garantito l’accesso ai mezzi di soccorso e per lo spegnimento degli incendi, nulla avrà da obiettare (come dimostra l’autorizzazione concessa dal Suape per il cantiere). Quel che è certo però è che l’immobiliare, nelle more del giudizio del tribunale amministrativo, ha intenzione di disporre come meglio crede dei 100 ettari acquistati, mettendo fine dunque alla «gestione comunitaria» (e senza grandi regole) che fino ad ora ha regolato l’angolo di paradiso.

Tornando al ricorso al Tar le posizioni sono note, con la Champoluc e l'amministrazione comunale che in questi mesi hanno più volte incrociato i ferri, sia con carteggi tra loro che con attacchi e repliche via stampa o durante le calde sedute del consiglio comunale che hanno approvato la "rivoluzione" dei piani di sviluppo delle aree costiere.

Sostanzialmente l'immobiliare proprietaria dei terreni tra La Frana e Porto Palmas contesta il modo in cui l'iter avviato dalla giunta Sanna è stato interrotto, sia nel merito che nel metodo. Contestando la motivazione su cui si fonda la bocciatura delle proposte progettuali ricevute definendola del tutto erronea, insufficiente ed incongrua oltre che palesemente frutto di sbagliata applicazione delle norme tecniche di attuazione del Ppr e del Puc. Il Comune dal canto suo tira dritto, ed è pronto a difendere in tribunale le sue scelte.

Un corpo a corpo che ora si appesantisce di qualche masso. Quelli che chiudono l’accesso a un angolo di paradiso, del quale ancora non è dato conoscere quale sarà il futuro.

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