La Nuova Sardegna

Sassari

Tribunale

Molestie e calunnie contro una donna, un 48enne a processo

di Nadia Cossu
Molestie e calunnie contro una donna, un 48enne a processo

Lei, parte civile, era stata denunciata da lui

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Sassari Spetterà al giudice Paolo Bulla trovare il bandolo della matassa di una intricata vicenda sentimentale, prima ancora che giudiziaria. Perché le due cose sono strettamente connesse. Al momento in tribunale c’è un uomo chiamato a rispondere di calunnia e di molestie. Secondo la denuncia presentata da una donna sassarese di 42 anni (i due vivono nello stesso palazzo) lui (che di anni ne ha 48) avrebbe falsamente accusato lei di diffamazione andando addirittura in caserma dai carabinieri per denunciarla.

L’imputato (difeso dall’avvocato Antonio Secci) sosteneva, in sintesi, che quella donna stesse dicendo in giro di aver avuto una relazione con lui (che è sposato) e siccome riteneva che non fosse vero l’aveva denunciata. Quando i carabinieri si erano presentati dalla 42enne per chiederle conto di questa accusa, lei era rimasta sbalordita: «Ma quale diffamazione? E, soprattutto, quale relazione? È lui che mi ha tormentato per mesi con messaggi, apprezzamenti sessuali e foto dove si mostrava persino nudo. Gli ho chiesto più volte di smetterla perché non gradivo quelle conversazioni decisamente imbarazzanti e non corrisposte». Ma lui avrebbe continuato imperterrito anche con messaggi vocali che la donna avrebbe raccolto in una pen drive.

E siccome gli inviti a desistere non trovavano riscontro a un certo punto lei avrebbe detto a lui che avrebbe raccontato tutto a sua moglie. E sarebbe stato allora, per l’accusa, che l’imputato avrebbe agito “preventivamente” con una querela per diffamazione. Alla quale la donna (parte civile nel processo con l’avvocato Luca Sciaccaluga) ha replicato con una denuncia per calunnia e per le molestie ricevute al telefono.

Tra le condotte contestate all’uomo nel capo di imputazione (titolare delle indagini era il pubblico ministero Maria Paola Asara) figura anche quella di aver seguito la 42enne e di averla ripresa con la telecamera del proprio telefono cellulare.

Dove stia la verità sarà il processo a chiarirlo. Davanti al giudice Paolo Bulla ci sono ovviamente due parti contrapposte, due versioni decisamente discordanti e due famiglie che da tutta questa brutta vicenda hanno subìto – come è facile intuire – pesanti conseguenze.


 

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