La Nuova Sardegna

Sassari

Ex Zir

Sassari, Predda Niedda: il gigante a un passo dal collasso

di Giovanni Bua
Sassari degrado e rifiuti a Predda Niedda
Sassari degrado e rifiuti a Predda Niedda

Strade abbandonate, rifiuti ovunque, luci spente e casse vuote. Tra i 450 ettari di capannoni si respira degrado e insicurezza

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Sassari Buche, come voragini, collegate tra loro da vere e proprie trincee, che fendono l’asfalto facendosi largo tra i rattoppi fatti alla bell’e meglio, che cedono sotto ruote di migliaia di auto e camion. Rifiuti, dappertutto, con bottiglie, pneumatici, elettrodomestici, materiale edile che si mischia ad erbacce e rami secchi, che cadono da alberi mai curati. Marciapiedi, con i bordi spaccati dalle radici e la sede invasa da erbacce, che con la pioggia di giugno sono diventate foreste che rendono impossibile il passaggio. Buio totale al calar della sera, che rende illeggibili i pochi cartelli e inutili gli sbiaditi attraversamenti pedonali. Un report della polizia locale che la segnala come uno dei luoghi cittadini a più alta incidentalità, e una sensazione di insicurezza diffusa che si respira a pieni polomoni quando le attività abbassano le serrande e il dedalo di strade diventa terra di nessuno. È la cronaca di un disastro annunciato quella che sta andando in scena da anni a Predda Niedda. E nulla sembra mai muoversi. Con il nuovo commissario liquidatore Giannetto Satta che, con indubbio coraggio, ha accettato l’incarico a marzo 2023 chiedendo a gran voce un alleanza tra Comune, Provincia, Camera di Commercio (i “vecchi” soci della Zir, che facevano parte a suo tempo del consiglio di amministrazione) per salvare il gigante malato, che si sta duramente scontrando con una macchina completamente imballata che nessuno sembra avere intenzione di rimettere in moto.

Sicuramente non la Regione, che della dismettenda Zir, in liquidazione dal 2008, resta la responsabile. Che continua a non voler sciogliere il nodo che sta strangolando Predda Niedda, più volte denunciato dall’ex commissario liquidatore, Salvatore Cosseddu, rimasto in carica dal 2016 al 2023: la guerra dell’acqua con Abbanoa, con cui la Zir ha accumulato un maxi debito nei decenni di perdite idriche fuori controllo e utenze non registrate. Partita che Abbanoa non vuole chiudere fino a quando tutte le Zir dell’isola non saranno liquidate, e che blocca il passaggio di consegne al Comune, futuro responsabile delle strade, ma per nulla intenzionato a prendersene carico fino a quando le carte non saranno a posto e i finanziamenti per la manutenzione straordinaria stanziati. E proprio le strade restano il principale problema: 27 chilometri di asfalto e buche che scorrono tra i 450 ettari di capannoni, sui cui ogni giorno circolano 16mila mezzi. Percorrerle vuol dire fare un viaggio nel più assoluto degrado. Basta seguire il filo dell’asse formato dalla strada 18 e 2 su cui nelle ore di punta passano fino a 2mila auto l’ora (più che in via Roma, per intendersi), che già dall’innesto da via Predda Niedda è completamente dissestata, con il marciapiede che lambisce il mai realizzato Multimarket pieno di rifiuti di ogni genere.

Alla prima curva, di fronte al deposito Atp, c’è un vero cratere, ed enormi buche abbondano il tutto il reticolo di strade che si sviluppa sulla destra, punteggiato da piccole discariche ad ogni angolo. E poi alberi incolti che spaccano le aiuole, infestate da rigogliose graminacee (incredibili quelle cresciute all’ingresso dei magazzini per il ritiro merci di Mediaword nella strada 5), e ancora buche nella strada 1 che collega a Li Punti, che Cosseddu si trovò costretto a chiudere nel 2021 dopo che l’asfalto saltò per due giorni di pioggia. Finì con un operaio che versava sacchetti nelle voragini, e con il traffico in tilt in metà degli ingressi di Sassari. E tra qualche settimana potrebbe andare anche peggio. E non va meglio nella 1 bis, che costeggia il mercato ortofrutticolo, con un palo della luce caduto, adagiato nello spartitraffico. È li da mesi, come quello della strada 28, che porta alla Nuova Sardegna, appoggiato a una siepe. E sempre da mesi campeggia nel bel mezzo alla strada 31 il cartello di lavori in corso su una grata dissestata (molto più pericoloso del pericolo che vuole segnalare) che almeno ha il merito di far rallentare le auto prima del pericolossissimo incrocio, non segnalato e preceduto da un dosso, con via Poddighe. Poi c’è il guard-rail abbattuto sullo svincolo per la strada 11, quella che porta a Maury’s ed Eurospin, con il loro piazzale che a ogni pioggia diventa un lago, e i brandelli di reti arancioni che costeggiano le vie: segnalano lavori in corso che nessuno farà mai. Si potrebbe continuare a lungo. E d’altronde le migliaia di sassaresi che ogni giorno frequentano l’ex Zir conoscono alla perfezione ogni dettaglio, ogni buca, ogni discarica e ogni lampione spento o crollato, perché tutto qui rimane uguale per mesi, o al limite peggiora. Ben venga dunque l’alleanza di cui parlava Giannetto Satta, per “tamponare” l’emergenza e portare avanti una vertenza unitaria con la Regione che deve chiudere la guerra dell’acqua con Abbanoa ma anche stanziare risorse per le manutenzioni straordinarie per il gigante ammalato. E, il prima possibile, entri il campo il Comune che, pur essendo bloccato dal groviglio di leggi mal fatte che assai poco chiare sono sul passaggio di competenze, non può certo stare in prima fila ad assistere da spettatore al totale declino di uno dei centri nevralgici della città.

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