Si finge poliziotto e truffa uno chef, condannato a un anno
II cuoco aveva venduto in rete 4 cerchi in lega ma non aveva mai ricevuto il bonifico. La denuncia dopo aver perso anche il denaro versato all’acquirente “come garanzia”
Sassari Per trasmettere maggiore fiducia al suo interlocutore, col quale ormai aveva instaurato un rapporto telefonico praticamente quotidiano, gli aveva riferito di essere un agente di polizia. Ed era riuscito a convincere davvero la vittima del raggiro che, ancora una volta, ha viaggiato sui binari della rete per poi approdare in un’aula del tribunale di Sassari.
È davanti al giudice Valentina Nuvoli che un finto poliziotto della provincia di Salerno è stato processato e infine condannato a un anno di reclusione. Era riuscito a farsi spedire dall’ignaro venditore quattro cerchi in lega nuovi di zecca e non solo non aveva mai pagato la somma pattuita ma, anzi, aveva chiesto e ottenuto lui dei soldi da parte della vittima.
A sollecitare una sentenza di condanna erano stati sia il pubblico ministero Antonio Piras che l’avvocato Antonio Secci con il quale il truffato – uno chef sassarese di 40 anni – si era costituito parte civile. Richiesta accordata dalla giudice Nuvoli che ha inflitto all’imputato (un uomo di 69 anni) una pena severa.
La storia ha inizio nel 2018 quando il cuoco quarantenne decide di mettere in vendita su Subito.it quattro cerchi in lega nuovissimi per Mini Cooper. All’annuncio risponde il 69enne che si mostra molto interessato all’acquisto e comunica la volontà di perfezionarlo. Ma – e qui entra in gioco la consueta abilità dialettica e persuasiva dei truffatori – quasi per attestare «la serietà della sua proposta di acquisto attraverso contatti telefonici e messaggi – come si legge nell’avviso di conclusione delle indagini firmato dal sostituto procuratore Giovanni Porcheddu – riesce a indurre la persona offesa a effettuare quattro ricariche di denaro su una carta prepagata Postepay per un importo complessivo di 2.090 euro, persuadendolo che tali versamenti fossero necessari, a titolo di garanzia, per la regolarità della compravendita».
In aula la vittima aveva raccontato di quei continui contatti telefonici accompagnati da richieste di versamenti «come garanzia per la banca – diceva il truffatore – perché altrimenti il bonifico non può andare a buon fine». Dopo le quattro operazioni l’acquirente, evidentemente non ancora soddisfatto, ne aveva chiesto una quinta. E solo allora – un po’ troppo tardi in effetti – il venditore si era insospettito e aveva chiesto al suo interlocutore l’invio di un documento di identità dicendogli di non fidarsi più.
Il 69enne non si era affatto tirato indietro e aveva inviato su whatsapp la carta d’identità. Fasulla ovviamente (ma questo lo si è scoperto soltanto dopo la denuncia). Il documento risultava infatti intestato a un uomo di 50 anni il cui nome era diverso da quello dell’imputato (che in quel momento ancora non si conosceva). Mancava inoltre la professione. A domanda precisa dello chef sul perché nella carta d’identità non figurasse che era un poliziotto il truffatore si era fatto sentire telefonicamente continuando a garantire buonafede e fiducia. Ma allo stesso tempo reiterando la richiesta di una quinta transazione di denaro utile a perfezionare l’acquisto.
A quel punto, però, l’inganno era palese e il passo successivo del 40enne è stato presentare una denuncia alla guardia di finanza di Sassari che ha avviato le indagini e scoperto la truffa.