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Sassari

La scoperta

Alla ricerca delle origini di Sassari: «Ecco dove sorgeva il villaggio di Thathari»

di Davide Pinna
Alla ricerca delle origini di Sassari: «Ecco dove sorgeva il villaggio di Thathari»

Scavi archeologici in largo Monache Cappuccine, lunedì 9 e martedì 10 dicembre open day

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Sassari Un antico villaggio, che si estendeva più o meno fra Pozzu di Bidda, la chiesa di San Nicola che poi divenne cattedrale e il convento delle Cappuccine. Uno dei nuclei più antichi di quel centro abitato che, qualche secolo più tardi, sarebbe diventato Sassari. I resti sono tornati alla luce in largo Monache Cappuccine, dove i professionisti della Soprintendenza erano impegnati in un cantiere di archeologia preventiva, prima dell’avvio dei lavori da oltre un milione di euro per una nuova piazza fra lo slargo e via dei Corsi.

I cittadini potranno visitare lo scavo, guidati dagli archeologi che ci hanno lavorato, lunedì mattina, dalle 9.30 a mezzogiorno, e martedì, sempre al mattino e al pomeriggio dalle 15 alle 16.30. «Questo è uno dei luoghi da cui è sorta questa città» ha sottolineato il sindaco Giuseppe Mascia. Si parla più o meno del decimo secolo dopo Cristo: «Qui c’era il nucleo fondante del villaggio che precedette la formazione della città di Sassari, con gli statuti del 1275. Si chiamava Thathari, così è citato all’interno del Condaghe di San Pietro in Silki. Proprio Silki era un altro villaggio, così come presto potrebbero arrivare delle novità su quello di Utzeri, la cui collocazione precisa è ancora ignota» spiega Nadia Canu, archeologa della Soprintendenza e direttrice scientifica degli scavi di largo Monache Cappuccine. Le ricerche, portate avanti in questi mesi insieme agli archeologi Matteo Pipia e Laura Lai, direttrice operativa dello scavo, hanno confermato e approfondito quanto già scoperto durante il cantiere dell’archeologa Daniela Rovina fra il 2000 e il 2002.

La complessa stratigrafia dell’area riporta indietro fino al decimo secolo e prosegue per tutto il medioevo, con un’interruzione che si conclude alla fine del Seicento, quando si insediarono le monache cappuccine. Ma le città sono organismi vivi e in continua evoluzione, così negli anni Trenta cambia tutto, con il Piano Petrucci che sventra il centro storico, demolendo parte del monastero e delle casupole intorno, e porta alla luce piazza Mazzotti e largo Monache Cappuccine. Una ferita mai rimarginata nel tessuto della città vecchia.

È proprio questo l’obiettivo del progetto Pnrr da oltre un milione avviato dalla giunta di Nanni Campus e portato avanti dall’amministrazione Mascia: cicatrizzare quella ferita. Come? Con una nuova piazza che metterà in comunicazione largo Monache Cappuccine e via dei Corsi, oggi separate da ruderi pericolanti e da un dislivello artificiale. «Sarà un’area riqualificata con molto verde, con un piccolo parco per anziani e bambini» spiega Mascia. Che poi annuncia: «Ora ragioniamo su piazza Mazzotti, che ha bisogno di verde e di una riqualificazione seria e strutturale». I dettagli del progetto, che a breve raggiungerà la fase esecutiva, sono stati presentati dal Rup Angelo Pisanu, affiancato dalla dirigente Alessandra Bertulu. L’altro aspetto, sottolineato durante la presentazione sia da Mascia che da Nadia Canu, è quello dell’importanza dell’archeologia preventiva.

«La cooperazione con la Soprintendenza ci consentirà di portare a termine i lavori nel 2026 così come preventivato, di riqualificare l’area e allo stesso tempo scoprire uno dei luoghi da cui è sorta la nostra città» ha affermato il primo cittadino. «Finalmente applichiamo in maniera corretta l’archeologia preventiva – ha aggiunto l’archeologa – evitando stop ai lavori, modifiche progettuali in corsa e ritardi».

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