La Nuova Sardegna

Sassari

Il caso

I lavoratori della San Martino dopo il fallimento: «Non può finire tutto nel silenzio»

di Gianni Bazzoni
I lavoratori della San Martino dopo il fallimento: «Non può finire tutto nel silenzio»

L’angoscia della ventina di dipendenti della storica azienda di acqua minerale. La società è in liquidazione giudiziale: il 16 luglio l’accertamento dei debiti

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Sassari Le persone cercano l’acqua negli scaffali e si lamentano perché non riescono più a trovarla. Praticamente nessuno si interessa delle sorti dei lavoratori dell’azienda San Martino che dai primi giorni di aprile è in fase di liquidazione giudiziale (cioè il fallimento), è stato nominato il curatore fallimentare che ha fissato la data per l’esame dello stato passivo per il 16 luglio prossimo.

I dipendenti, una ventina, sono sospesi dal lavoro, il loro futuro è appeso a un filo. Ieri hanno deciso di raccontare la loro storia - affidando a un collega l’incarico di rompere il silenzio -.

«Sento il bisogno di parlare, perché sono entrato in questa azienda da giovanissimo e, anno dopo anno, ho vissuto ogni sua sfumatura, sia nel lavoro che nelle emozioni. Ho visto crescere l’azienda e, insieme a lei, me stesso. E oggi, con il cuore pesante, non riesco a credere che tutto possa finire così, senza un futuro per chi ha dato il massimo».

«Ci abbiamo messo il cuore – racconta il lavoratore –. Abbiamo sofferto, lottato, creduto in qualcosa che, anche se non era nostro, abbiamo rappresentato come se lo fosse. Perché l’abbiamo sentito nostro».

«Tutti conoscono l'azienda San Martino per la sua acqua, ma pochi sanno che la vera forza che la rende grande è il valore umano delle persone che ci lavorano. Non lo dico perché ci lavoro, ma perché l’ho vissuto ogni giorno sulla pelle. La vera forza di San Martino non è solo l’acqua, ma le mani e il cuore di chi l’ha fatta crescere, giorno dopo giorno».

«In questi anni – prosegue il lavoratore – ho visto colleghi invecchiare fianco a fianco a me, e nuove leve entrare con entusiasmo e voglia di costruirsi un futuro. Ora, proprio quando quei colleghi con i capelli sbiancati dovrebbero godersi una meritata pensione e i giovani iniziano a costruire i loro sogni… tutto si ferma. Ed è un dolore che non si può spiegare».

«E fa ancora più male vedere le vecchie leve, persone che oggi hanno 65 anni e che hanno dedicato una vita intera a questa azienda, ritrovarsi all’improvviso senza prospettive. Hanno dato tutto - tempo, sacrifici, salute - e oggi si ritrovano sospesi, senza sapere cosa li aspetta. È come se quegli anni di lavoro, di presenza, di fedeltà… non valessero più niente. E nessuno sta dicendo loro cosa accadrà». «Ho conosciuto persone straordinarie, legami che resistono al tempo, forgiati da fatica, sudore, risate e notti difficili. Ho visto problemi affrontati insieme, pianti e sorrisi condivisi. Ho visto la forza di un gruppo che non si è mai arreso».

E sul momento attuale? «Sappiamo che qualcosa si sta muovendo, ma lo viviamo da lontano, nell’incertezza più totale. Nessuno ci dice nulla. È come se le persone - noi - non contassimo più. Come se la voce, l’anima, la storia di chi ha dato tutto non meritassero neanche di essere ascoltate. Questo è un appello. A chi ha voce, a chi può ascoltare, a chi può agire: non lasciate che tutto questo finisca nel silenzio. Dietro al nome San Martino ci sono famiglie, storie vere, radici profonde. Salvare l’azienda significa salvare la dignità del lavoro, l’identità di un territorio, la speranza di chi ogni giorno dà tutto sé stesso. Non permettiamo che vada perduto».

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