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Sassari, 40 anni fa la visita di papa Giovanni Paolo II: il racconto di quella storica giornata

Sassari, 40 anni fa la visita di papa Giovanni Paolo II: il racconto di quella storica giornata

Prima l’incontro in piazza d’Italia con il saluto ai gremi, poi la visita all’università e infine la messa all’Acquedotto al gran completo con 20mila fedeli

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Sassari Senza nulla togliere ai viaggi nell’isola fatti dai papi Paolo VI, Benedetto XVI e Francesco, per i sassaresi l’unica vera visita pastorale alla Chiesa sarda l’ha realizzata Giovanni Paolo II dal 18 al 20 ottobre di quarant’anni fa. Tre giorni intensi, soprattutto il 19 ottobre, quando in poco più di 12 ore il papa polacco vola da Oristano a Nuoro, a Sassari per concludere la giornata a Cagliari. Poco meno di 5 ore in questa città: arrivo e partenza nell’eliporto della caserma Gonzaga.

Tre gli incontri sassaresi programmati dalla “Casa pontificia”: in piazza Italia con le istituzioni, all’Università col mondo della cultura, nel campo sportivo dell’Acquedotto con oltre 20 mila fedeli provenienti dalle 60 parrocchie della diocesi turritana e dalle suffraganee di Alghero-Bosa, Tempio-Ampurias e Ozieri.

Piazza d’Italia Primo contatto davanti al palazzo della Provincia in una piazza d’Italia tirata a lucido come non si vedeva da anni. Il sindaco Raimondo Rizzu mentre dichiara la sua emozione, tutt’una con quella della folla che con centinaia di bandiere sollevate grida più volte “Viva il papa”, non dimentica gli assenti: «I malati che soffrono la loro infermità, i carcerati che espiano le loro mancanze o che sono in attesa di giudizio, gli emigrati nel mondo, lontani dalle famiglie e dalla patria isolana, in cerca di lavoro».

Il Papa conosce le difficoltà di Sassari, gliene ha parlato più volte l’arcivescovo Salvatore Isgrò. Ma nel suo saluto alla città parte dalle vicende di un popolo «che ha lottato tenacemente lungo l’arco di molti secoli per la conquista delle proprie libertà civili e la difesa della fede religiosa». Sono, per Giovanni Paolo II, risorse culturali per «contrastare depressione economica, disoccupazione, specie giovanile, rischio di caduta dei valori familiari e religiosi, spinte al pessimismo e al disimpegno di fronte a taluni ritardi o inadeguatezze degli interventi sociali e pubblici».

Poi il primo vero bagno di folla, in un pomeriggio di caldo estivo. Il Papa sorprende tutti, anche il cerimoniale: va incontro alle rappresentanze dei gremianti e li saluta a uno a uno. «Nel gruppo del Gremio dei braccianti, parrocchia San Giuseppe, c’ero anch’io», dice monsignor Antonio Tamponi, amministratore della diocesi in attesa del nuovo arcivescovo. «Ero col mio parroco, Giovanni Masia. Ho potuto toccare la mano del Papa. Facile immaginare la gioia per uno studente prossimo alla maturità e ormai deciso a entrare in seminario».

Università Alle 15.35 Wojtyla è all’Università, accolto dai rettori Antonio Milella (Sassari) e Duilo Casula (Cagliari). Tra i 243 docenti e amministrativi presenti nell’aula magna dell’Ateneo turritano anche un giovane professore di Storia romana, Attilio Mastino. «Mi emozionai quando il Papa ricordò il suo antico insegnamento universitario (Etica all’Università di Lublino), il quotidiano contatto con gli studenti e con i professori, che avevano segnato profondamente la sua vita. Giovanni Paolo II - dice il rettore emerito - toccò il tema delle antiche radici culturali della Sardegna e delle origini dell’Università di Sassari fondata quattro secoli e mezzo prima dalla Compagnia di Gesù.

Il Papa polacco non trascurò di affrontare criticamente i problemi dell’isola, i sequestri, la violenza, mali che dovevano essere combattuti dalla Chiesa in una alleanza con gli intellettuali, la scuola e l’Università. Agli studenti riuniti nella piazza augurò allora di trovare lavoro, ma di utilizzare gli studi universitari come mezzo per approfondire la propria umanità.

All’Acquedotto Ancora i giovani protagonisti nel saluto dell’arcivescovo Salvatore Isgrò all’inizio della Messa celebrata in uno stadio sold out: «Aspirano a essere protagonisti di una società più giusta e umana, in cui trovino risposta le loro attese che sono patrimonio della Chiesa e del mondo».

Sotto una pioggia battente la consegna di Papa Giovanni Paolo II ai sassaresi: «Vi esorto a far sì che la Chiesa in Sardegna serva all’edificazione dell’umana convivenza con opere e iniziative sociali, che siano espressione originaria e creativa della fecondità dell’amore cristiano, e con una particolare attenzione alla famiglia e ai giovani, affinché trovino nella comunità dei credenti quel sicuro sostegno e quell’autentica proposta di vita nella pace e nell’amore, a cui aspira chi si apre all’esistenza». Poco prima delle sette di sera il canto dell’Ave Maria, eseguito dai cori “Canepa”, “Vivaldi”, “Turritano” e dalla Polifonica “Santa Cecilia” accompagna gli ultimi minuti del Papa a Sassari, prima del ritorno nell’eliporto della “Gonzaga” e la partenza per Cagliari, ultima tappa della sua visita pastorale in Sardegna.

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