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Superwoman lascia Nuoro

Serenella Mele
Maria Marchesano
Maria Marchesano

Maria Marchesano torna negli Usa come coach

16 agosto 2011
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 NUORO. Ha conquistato i titoli dei giornali piazzando cinque bombe una dietro l'altra. Le compagne di squadra l'anno festeggiata a lungo e i tifosi le hanno regalato una standindg ovation che Maria Marchesano, americana di Nuoro, conserva come uno dei ricordi più belli della sua avventura in Sardegna. La ragazza ha trasformato il modo di intendere lo sport spaziando dal basket al softball con grande facilità e con risultati eccellenti in entrambe e discipline. «Mio padre - ha spiegato - è nato in provincia di Napoli, a 25 anni è emigrato negli Stati Uniti per lavorare ed è rimasto lì. Io sono nata a Fort Wayne, nello stato dell'Indiana, nel 1982 e mi sento per metà americana». Una laurea alla Butler University in marketing e grafica e tanto sport. Maria gioca a baseball fino a 15 anni, a softball dalla scuola superiore e a 18 è selezionata tra le migliori 15 atlete di softball nell'Indiana, per partecipare ad un torneo tra stati. Ma all'università gioca per 4 anni a basket, «non potevo praticare due disclipline perché sarebbe stato troppo impegnativo. Così ho fatto una scelta».  - Quando ha preso la decisione di tornare in Italia?  «Da piccola venivo in Italia a trovare i parenti, mio fratello Mike giocava a baseball a Rimini ed ha fatto parte anche della Nazionale Italiana alle Olimpiadi nel 2004. Mi ha segnalata ai tecnici della nazionale e con Totoni Sanna è arrivata la proposta di giocare a Nuoro nel 2007».  - Si sente più italiana o più americana?  «Quando sono in Italia mi sento un po' americana perché sono lontana dalla mia famiglia, da tutti gli amici. Quando sono negli Stati Uniti penso all'Italia, agli amici che ho qui. Mi sono trovata bene da subito in Sardegna». - Che differenze ha trovato nel modo di praticare sport tra gli Usa e il nostro paese?  «Anche in Italia ormai c'è un livello molto alto. La cosa positiva qui è che puoi giocare in un campionato importante. Negli Stati Uniti dopo l'università non c'è nulla, ci sono 6 squadre di softball professionistico regionale. Per noi l'unica possibilità è andare a giocare all'estero. E così ho fatto».  Il softball non basta alla Marchesano e, considerato che il campionato inizia in primavera e si conclude in autunno, d'inverno rispolvera la passione per il basket. «Dove vivo io, nell'Indiana, il basket è lo sport principale ma noi cresciamo giocando anche a baseball, come il calcio qui in Italia». Al termine dell'ultimo campionato universitario di basket Maria risulta migliore tiratrice dalla linea dei tre punti. Ingaggiata dalla Lokomotiv Nuoro, arriva a giocare gli spareggi per la B d'Eccellenza. Passa la Defensor Viterbo ed è una delle migliori. Così, il coach avversario la segnala alla Gescom. «Era l'occasione che aspettavo, quella di giocare in A1. Nel frattempo, a settembre, sono diventata cittadina italiana».  Ora, concluso il campionato di A1 con la Nuoro softball, l'atleta è partita per gli Stati Uniti dove lavorerà fino alla fine del mese all'Università: «Allenerò le squadre di basket e di softball, non sono sicura di poter rientrare subito in Italia ma non escludo una decisone last minute per venire a Nuoro e giocare la Coppa Italia con la Nuoro Softball».  La cosa che detesta di più e andare via da un posto dove sta bene e le sensazioni sono le stesse partendo da Nuoro o dagli Stati Uniti: «Potrei giocare a buoni livelli ancora tanti anni, ma il lavoro all'università è molto importante per il mio futuro. Quest'anno mi è stato offerto di diventare capo allenatore. È una decisione difficile, mi piace giocare qui». Gli occhi diventano lucidi, emerge l'italiana che è in lei ma anche la professionista americana.  Il suo arrivo in Italia nel 2011, a Milano: un paio d'ore in albergo e poi subito in campo con la maglia della Nuoro softball, facendo la differenza con un gioco straordinario. «I sentimenti che hai quando giochi non si trovano da nessuna parte. Non si pensa ai soldi neanche se sei una professionista americana. Ma ora devo guardare avanti».
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