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Buffon affonda i colpi «I senatori hanno fatto i giovani invece no»

Buffon affonda i colpi «I senatori hanno fatto i giovani invece no»

Il portiere non molla e lancia una frecciata alle nuove leve Verratti: «In undici contro undici eravamo comunque in partita»

25 giugno 2014
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NATAL. «Le critiche vanno bene, ma in campo deve andare chi fa, non chi potrebbe fare. E alla resa dei conti chi tira la carretta sono sempre i soliti».

Le parole di Gianluigi Buffon sibilano come saette negli spogliatoi dello stadio di Natal. Il capitano della Nazionale fa autocritica ma attacca in maniera frontale chi ha davvero deluso. «Rifondare tutto? Siamo arrivati secondi agli Europei e terzi in Confederation cup – risponde Buffon –: ci vuole serenità e lucidità nei giudizi. Si sente dire spesso che c’è bisogno di ricambi, che tizio è vecchio e che Caio è vecchio. Poi, quando c’è da tirare la carretta, i Pirlo, i De Rossi e i Buffon sono sempre in prima fila. Bisogna dare i meriti a chi li ha acquisiti sul campo, non per quello per sentito dire per quello che si è stati, ma per quello che siamo ancora. In campo, del resto, bisogna fare e i “senatori” hanno fatto».

Una difesa a spada tratta dei grandi vecchi del gruppo azzurro. E poi l’analisi del momento. «Per noi è un giorno molto triste, come movimento calcistico, come gruppo, come singoli giocatori e come nazione – dice il portiere della Juventus –. È un fallimento, è inutile negarlo o girarci intorno, come tale ci lascia solo una sensazione di frustazione».

Buffon fa il capitano sino all’ultimo e non si tira indietro. «Avevamo cominciato bene questa competizione – dice il numero uno azzurro –, ci eravamo fatti delle aspettative un po’ troppo importanti dopo la prima vittoria. Alla fine ci siamo dovuti scontrare con la dura realtà di una squadra che alla fine ha fatto le ultime due gare senza segnare e creando poco, uscendo meritatamente».

La delusione sul volto di Marco Verratti è evidente. «Dare di più? Non so cosa si potesse dare di più – dice il centrocampista del Paris-Saint Germain –: per me il mondiale è una cosa che capita una volta nella vita. È impossibile non dare il cento per cento. Ora giustamente si dirà che non abbiamo dato il massimo. Dico con le lacrime agli occhi che ce l’abbiamo messa tutta. Non esiste giocare in 10 dal 50’, o che un giocatore moccica (espressione dialettale abruzzese, ndr) un avversario e non venga punito. Claudio è entrato per proteggere palla, l’ho visto perfettamente. È un rosso esagerato per non dire inventato. Magari avremmo perso lo stesso, ma non esiste perdere così, quell’episodio ha condizionato la gara».

«L’arbitro ha visto il morso, eccome se l’ha visto», sbotta Giorgio Chiellini a proposito dell’episodio più discusso. «L’arbitro ha visto ma se non c’è la volontà... Il gesto è netto, e parlano tanto di documentarsi sui giocatori. Gli episodi sono abbastanza chiari così come l’andamento dato alla partita. La verità è che la Fifa vuole proteggere certi giocatori. Ora vediamo se hanno il coraggio di usare la prova tv» dice un arrabbiatissimo Chiellini.

«Purtroppo ora si parlerà dell’eliminazione dell’Italia, ma si deve parlare di una partita condizionata dall’arbitraggio, da episodi che fanno differenza – prosegue il difensore della Juventus –. C’è stata disparità di giudizio con la ridicola espulsione di Marchisio e la ancor più ridicola mancata espulsione di Suarez. C’è la volontà di tutelare campione ma qualsiasi cosa fischi, l’arbitro deve uscire il rosso. Sapevamo che l’unico modo per farci male erano i calci piazzati e così è stato. Si parlerà di fallimento, che non ci sono passi avanti, ma io avrei ampiamente da ridire, perché se c’era una squadra che meritava il passaggio del turno eravamo solo noi».

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