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Bella e vincente: ecco l’Arzachena

di Antonio Ledà
Bella e vincente: ecco l’Arzachena

Il direttore sportivo Antonello Zucchi spiega i segreti della squadra capolista in serie D

23 dicembre 2015
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SASSARI. C’era una volta una squadra piccola piccola in una terra baciata dal sole a dalla natura. Una squadra che nei suoi 52 anni di storia si è sempre difesa con onore ma che mai come quest’anno ha fatto parlare di se. La Polisportiva Arzachena si è trasformata da anatroccolo (brutto no, perchè non lo è mai stata) in cigno. Ha aperto le ali e ha trovato il coraggio di volare più in alto di tutti. Alla fine del girone di andata del campionato di serie D solo il Rieti è riuscito a tenere il suo passo. Tutte le altre si sono dovute mettere in coda con il loro blasone, i grandi nomi e, in qualche caso, il portafoglio pieno.

Gli smeraldini guardano tutti dall’alto, ma storcono il naso quando sentono parlare di “sorpresa”. E forse hanno ragione perchè nello sport - come nella vita - i risultati non arrivano per caso e se è vero che la fortuna aiuta e anche vero che da sola non basta. Dietro i successi dell’Arzachena c’è un progetto serio, una società che non ha mai fatto il passo più lungo della gamba e una squadra che unisce l’esperienza dei senatori all’entusiamo di un manipolo di ragazzini che sta bruciando le tappe. Il tutto sotto la regia di Mauro Giorico (un allenatore che sa come si vince) e la supervisione di un direttore sportivo giovane e capace. Ad Antonello Zucchi abbiamo chiesto di fare il punto sul girone di andata che si è appena concluso e su quello di ritorno che sta per aprirsi.

Che gusto c’è nel guardare tutti dall’alto?

«E’ una bella soddisfazione. Anche perchè non era previsto. Siamo partiti per fare un buon campionato e avevamo ipotizzato di arrivare al giro di boa con 30, al massimo 31 punti. Chiudiamo il girone di andata a quota 36 e con una serie di risultati davvero importanti».

Ci spiega come ci siete riusciti?

«La parola magica è programmazione. Già lo scorso anno, dopo il ripescaggio in serie D, abbiamo scelto un allenatore che ha sposato il progetto con entusiamo e costruito il nocciolo della squadra con alcuni giocatori di esperienza. Quest’anno siamo ripartiti da quella base con qualche piccolo ritocco e tante forze fresche. I risultati ci stanno dando ragione».

All’inizio della stagione, in sede di pronostici, qualcuno diceva il punto debole dell’Arzachena erano proprio i giovani. Invece...

«Invece abbiamo dei “fuori quota” che stanno facendo molto bene. Penso a Castaldi e a Petrone, entrambi del ’96, ma anche a Mulas, ’97, e Oggiano, un ragazzo del ’98 che abbiamo avuto in prestito dal Cagliari».

Il mercato riporta il discorso sul Ds. Anche lei si sente ilprimo della classe?

«Non ci sono primi della classe. Il merito dell’Arzachena è quello di avere una società seria, che si confronta prima di prendere una decisione e che non fa le cose per caso».

Dove volete arrivare?

«La classifica dimostra che possiamo giocarcela alla pari con tutti. Affronteremo il girone di ritorno con lo stesso spirito ma anche con la consapevoezza che molte squadre si sono rinforzate e lo faranno ancora».

Però vi siete mossi anche voi.

«Abbiamo completato l’organico perchè eravamo un po’ corti. Abbiamo preso Tozzi, un attaccante che ha fatto bene a San Cesareo, e tre giovani: Gambardela, D’Alterio e Illaio».

Lei ha visto tutte le avversarie. Chi teme di più?

«Mi ha impressionato la Viterbese, che noi abbiamo battuto ma che ha un organico importate per qualità e quantità. Ho visto bene anche il Grosseto e credo possa dire la sua l’Olbia che ha cambiato molto e non fa mistero di puntare alla Lega Pro».

E le altre sarde?

«La Torres mi è piaciuta. Ha alcuni giocatori importanti, penso a Demartis e Scotto, e sta facendo bene. La Nuorese è nel gruppetto di testa e può restarci. Le altre sono un gradino più in basso ma credo che abbiano tutte la possibilità di mantenere la categoria. Il Lanusei è un po’ in difficoltà ma si riprenderà, mentre sta bene il Muravera e crescerà il Castiadas che ha fatto un ottimo mercato di riparazione».

Torniamo all’Arzachena. Perchè non vi piace che si parli di miracolo?

«Perchè non siamo primi per caso. Questa è una cittadina che da 14 anni naviga nel campionato interregionale e dunque conosce la categoria. I giocatori non subiscono le pressione che si respirano in altre piazze e hanno tutte le condizioni per fare bene. Devono solo pensare a giocare e lo stanno facendo nel migliore dei modi».

Domanda secca: chi vincerà il campionato?

«Dico Viterbese, ma dico anche che noi proveremo a restare in testa sino alla fine. A questo punto ci crediamo perchè sappiamo di avere un grande gruppo formato da giovani importati, da grandi professionisti e, soprattutto, da uomini veri».

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