Dinamo, il Banco “smontato” ora deve ripartire
Contro Cantù, rivelatasi una squadra di alto livello, i sassaresi hanno pagato cara l’assenza di Lydeka. Ma non solo
INVIATO A DESIO. “Salti il Banco”, titolava domenica la rivista ufficiale della Pallacanestro Cantù, distribuita sulle gradinate del PalaDesio. Un auspicio, più che una convinzione, che ha preso corpo andando in realtà ben oltre le migliori previsioni di coach Kurtinaitis. Domenica sera la Dinamo è in effetti “saltata”, è andata completamente fuori giri e ha finito per lasciare sul campo, oltre alla vittoria, anche un pesante -21 nella differenza canestri, difficilmente ribaltabile in chiave playoff.
Ma siamo già troppo oltre, meglio restare al presente: il dato odierno più significativo riguarda il modo in cui la Red October – nome assai evocativo – ha lavorato per far saltare le toppe messe da coach Pasquini, nel tentativo di subire meno danni possibile per la pesante assenza di Tau Lydeka. Il centro lituano aveva qualche percentuale di possibilità di giocare, ma alla fine il coach ha preferito non rischiare, scegliendo di preservarlo per la trasferta in Ungheria: domani, nella tana dello Szolnoki Olaj, l’ex giocatore della Vuelle Pesaro sarà regolarmente in campo, ancora dolorante alla caviglia sinistra, ma comunque in grado di fornire un apporto significativo.
Desio amara. I biancoblù, come appena sottolineato, si sono presentati in casa di una delle squadre più attrezzate a livello fisico-atletico senza il proprio uomo di riferimento sotto canestro. Con il solo Olaseni a ricoprire il ruolo di centro (ma sinora il suo minutaggio era stato abbastanza ridotto), per gestire una situazione piuttosto delicata il coach sassarese negli ultimi giorni aveva lavorato a diversi “piani B”. In tutti i casi, per tenere in piedi il castello sarebbe stato fondamentale l’apporto dei giocatori degli altri ruoli, sotto forma di aiuti difensivi, idee chiare e pazienza in attacco e soprattutto una mano a rimbalzo. Domanda da bar: Lydeka è così fondamentale per la Dinamo? In termini assoluti la risposta è no, perché il roster biancoblù è abbastanza assortito. Ma sapendo già di dover soccombere nell’area colorata, di fronte a tipini come Lawal, Travis e Johnson, l’unico modo per giocarsi la partita sino in fondo non poteva che passare per un coinvolgimento di tutte le pedine e per una prestazione al di sopra della media da parte degli esterni.
Doppia velocità. Nel primo tempo la difesa della Dinamo ha fatto acqua (30 punti subiti nel primo quarto), ma se non altro in attacco la palla ha girato con buona fluidità e, in qualche modo, è andata spesso dentro. Le falle hanno iniziato a diventare voragini nel momento in cui a una discreta difesa ha fatto da contraltare un attacco troppo avvitato in soluzioni personali e scelte frettolose. Nel frattempo, con il metro arbitrale completamente invertito rispetto al primo tempo (zero tiri libero per il Banco nel terzo quarto, proprio quando la difesa di Cantù ha aumentato la pressione), l’uscita per 5 falli di Savanovic ha dato il colpo di grazia alla speranze sassaresi, che hanno atteso invano che Carter battesse un colpo. Cantù, abbastanza indecifrabile sulla base dei risultati (due sconfitte, e una vittoria, contro Pesaro), alla vigilia era stata battezzata da Pasquini come una “super squadra”. E tale si è dimostrata: ha sistematicamente colpito i punti deboli della Dinamo, facendo saltare tutte le toppe: dominando in maniera netta vicino a canestro (45 rimbalzi a 27), è stata anche brava a colpire dai 6,75 (7/17) tutte le volte che i sassaresi hanno provato a chiudersi sotto.Una lezione dura che potrà tornare utile.
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