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Sardara: «Per la Dinamo un futuro più solido e ambizioso»

di Andrea Sini
Sardara: «Per la Dinamo un futuro più solido e ambizioso»

Il presidente spiega le strategie societarie per i prossimi anni. Dalle coppe europee alla stabilità garantita dagli sponsor, sino al palazzetto

09 febbraio 2020
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SASSARI. «La Dinamo è una signora che sta per compiere 60 anni ed è in gran forma. Non fa uso di botulino, per tenersi fa molta attività, pensa al presente ma ha sempre lo sguardo rivolto al domani». Il presente è il secondo posto in campionato, un pass per i playoff della Champions League e una Final Eight di Coppa Italia ormai imminente. Il domani è, tra le altre cose, nell’importante accordo di partnership con la Regione ufficializzato due giorni fa, che arriverà sino al 2021.

Presidente Stefano Sardara, la sua Dinamo sembra viaggiare sempre con un paio d’anni di anticipo rispetto alla contingenza. Avete fretta?

«Al contrario, siamo e vogliamo restare sereni. Per i prossimi tre anni abbiamo la conferma da parte del 95% dei nostri sponsor, la solidità della società è una condizione prioritaria, poi arriva tutto il resto. L’aspetto davvero importante dell’accordo con la Regione è che per la prima volta ha un respiro pluriennale. In passato si andava a contrattare anno dopo anno».

Un tempo la Regione finanziava a pioggia le squadre. Ora fa scelte legate al marketing. Cosa può offrire una squadra di basket?

«Siamo attrattori turistici e veicoli di promozione, non a caso la partnership con la Regione è un accordo commerciale a tutti gli effetti. Il classico spazio riservato al marchio Sardegna sulle maglie è importante ma è in realtà il minimo rispetto a quanto prevedono quelle 8 pagine che regolano l’accordo. Penso per esempio alle trasferte in Europa».

Le coppe europee da questo punto di vista quanto valgono?

«Tantissimo, anzi sono un aspetto fondamentale e ormai irrinunciabile. Da un lato, come ormai sappiamo da anni, prendere parte alle competizioni continentali ci apre porte sul mercato dei giocatori che altrimenti sarebbero inaccessibili. Dall’altro, l’internazionalizzazione del brand Dinamo ci permette di far parte di un circuito che per i nostri partner commerciali è fondamentale. Faccio l’esempio della recente trasferta in Israele: noi siamo andati a giocare a Holon, la Regione è venuta con noi e si è presentata a far promozione alla Fiera di Tel Aviv. Per noi ogni trasferta è un’opportunità da sfruttare al massimo, e lo facciamo da anni».

A proposito di coppe, contenti di avere scelto la Fiba e la Champions?

«È una scelta fatta lo scorso anno della quale siamo felicissimi. Abbiamo vinto la Europe Cup e ora siamo nella Champions, una competizione che cresce quotidianamente e che ormai di fatto si equivale all’Eurocup. Ci ha fatto immensamente piacere il fatto che abbiano cercato e voluto la Dinamo, e saremo con loro per 5 anni. Anche questa è stabilità».

A livello di programmazione, manca un solo tassello: il palazzetto. A che punto siamo?

«In questo momento stiamo dialogando molto bene con l’amministrazione, che ha preso il toro per le corna e non ha intenzione di lasciare incompiute in giro. La prima fase partirà tra non molto, ma siamo molto fiduciosi anche per quanto riguarda il completamento dell’intero progetto di ampliamento».

Usciamo dagli uffici ed entriamo “in campo”. Pozzecco ha chiuso il suo primo anno a Sassari con 55 vittorie in 70 partite. Non teme che prima o poi gli arrivi qualche offerta irrinunciabile?

«Poz per quanto ci riguarda “scade” con gli sponsor, ovvero nel 2022. Sta facendo molto bene con noi e naturalmente vogliamo vivere di stabilità anche dal punto di vista della guida tecnica. Non a caso stiamo già pensando alla prossima stagione. Stiamo affrontando insieme un bellissimo percorso, lui cresce come coach e noi come club, le cose vanno di pari passo e questa è la nostra forza. Poi il fatto che lui possa eventualmente avere richieste importanti fa parte del gioco. Ma lui oggi è con noi e ce lo teniamo stretto».

Cosa bolle in pentola per il 60° compleanno della Dinamo?

«Tante cose. Certamente almeno due mostre, ma stiamo lavorando anche a una amichevole celebrativa della quale non posso svelare i dettagli, altrimenti il nostro dirigente Luigi Peruzzu me la fa pagare cara. Ma i tifosi non resteranno delusi».

Venerdì inizia la vostra ennesima avventura nella Final Eight, che per la Dinamo è una sorta di “coppa del cuore”. Che sensazioni ha?

«In generale positive, ben sapendo che questa è una competizione che spesso ha stravolto i pronostici e che anche le squadre più forti possono uscire al primo turno. Abbiamo la testa libera, dobbiamo necessariamente pensare a una gara per volta. Un anno fa ci siamo arrivati con Poz che era appena arrivato, oggi sembra passato un secolo...».

Lei fa parte della commissione che ha in mano il futuro della Lega basket. A che punto siete con la ricerca del nuovo presidente?

«Secondo me a buon punto, partendo comunque dal presupposto che la decisione spetta ai club. Questo è l’anno zero, abbiamo davvero l’opportunità di dare una svolta al nostro basket. Abbiamo giocatori importanti, palazzetti pieni, la Lega ha ricavi superiori allo scorso anno nonostante l’assenza di un main sponsor. In passato abbiamo commesso qualche errore, ma è il momento di cambiare passo. L’aspetto fondamentale è cercare di individuare una logica comune da seguire con convinzione. I nomi? Ne abbiamo individuato alcuni molto importanti».

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