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Addio Bobo, la spalla di Gigi Riva

di Enrico Gaviano
Bobo Gori e Gigi Riva all'Amsicora, una foto del giorno dello scudetto
Bobo Gori e Gigi Riva all'Amsicora, una foto del giorno dello scudetto

La morte di Sergio Gori, uno dei protagonisti dello scudetto del Cagliari

06 aprile 2023
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Cagliari Addio a un altro degli eroi dello scudetto del 1970. Dopo Mario Martiradonna, Claudio Nenè, Giulio Zignoli ed Eraldo Mancin, Bobo Gori si è spento a 77 anni. Era ricoverato da quindici giorni in una clinica di Sesto San Giovanni. La notizia è piombata ieri mattina come un fulmine a ciel sereno sui campioni di quella squadra. Gigi Riva, Riccio Greatti e Beppe Tomasini sono rimasti sconvolti, impietriti. «Ho perso un vero amico», ha detto Riva con la voce rotta dall’emozione. «Un grande calciatore e un grande uomo», ha aggiunto Tomasini. Greatti dopo una mattinata in cui ha faticato a raccogliere le idee ha confessato: «Ci sentivamo molto spesso al telefono, improvvisamente non c’è più, e davvero mi mancherà tantissimo».

Sergio Gori, che tutti sin da ragazzino chiamavano Bobo, era arrivato a Cagliari quasi in sordina. Aveva già in tasca due scudetti ma per tutta la tifoseria era quasi un signor nessuno che veniva a sostituire un idolo dell’Amsicora, Roberto Boninsegna, uno che faceva impazzire il pubblico con la sua grinta e il suo atteggiamento da guascone.

Ci volle però davvero poco perché il giovanotto, aveva 22 anni quando iniziò a indossare la casacca bianca con lo scudetto dei 4 mori, conquistasse la piazza. Lui, invece, si innamorò subito di Cagliari e della Sardegna. Facile capirlo: era finito in un posto dove le pressioni erano ridotte al minimo rispetto a Milano. E a Cagliari, Gori scoprì che il calcio poteva avere davvero un altro sapore. Lui stesso lo ha confessato in diverse occasioni. «All’Inter Helenio Herrera e gli altri allenatori ti controllavano in maniera spasmodica, piombando a casa o in albergo per controllare se a una certa ora eri lì al sicuro oppure ancora a bighellonare. A Cagliari con meraviglia dopo i primi giorni vidi che potevamo uscire dopo le 21, andare a cena, insomma eravamo liberi».

Merito dell’allenatore Manlio Scopigno, grande sostenitore di quel sistema. «Quella libertà, insieme al fatto che eravamo comunque tutti responsabili – ribadì più volte Gori – fu uno dei segreti di quel Cagliari che vinse uno scudetto ma che restò sulla cresta dell’onda per alcuni anni».

Dal punto di vista tattico il centravanti Gori cambiò di molto il volto della squadra rossoblù. A spiegarlo è lo stesso Riva. «Con Boninsegna formavamo una coppia eccezionale – dice Rombo di tuono –, ma un po’ ci pestavamo i piedi. Bobo dal centro si allargava sulle fasce aprendo degli spazi enormi per i miei inserimenti in zona tiro».

Un disegno che già sulla carta avevano previsto Arrica e Scopigno quando decisero di sacrificare Boninsegna facendosi dare in cambio Domenghini, ala destra della nazionale, il jolly Poli, e Bobo Gori , un “falso nueve” che diventerà di moda nei decenni successivi.

Greatti, il cervello della squadra scudettata, non ha dubbi. «Bobo aveva un’intelligenza tattica straordinaria – ricorda –, e con Riva formava la coppia perfetta. Distribuire palloni a gente di quel calibro è stato un piacere».

Anche Tomasini si unisce al coro dei complimenti per il compagno scomparso. «Bobo era un giocatore molto generoso e sicuramente indispensabile per riuscire a rendere la squadra più incisiva in zona gol».

Insomma un attaccante moderno dotato di grandi qualità. Fu lui a segnare il gol del definitivo 2-0 al Bari nella partita che consegnò lo scudetto al Cagliari il 12 aprile 1970.

«In un primo momento – ha ricordato in una intervista alla Nuova Sardegna qualche anno fa – non capii cosa avevo combinato. Festeggiai semplicemente il gol. Poi al fischio finale mi resi conto finalmente che eravamo campioni d’Italia. Scappai nel sottopassaggio evitando a stento i tifosi che invadevano il campo». Negli spogliatoi la festa, gli abbracci, i brindisi. «Poi scaricammo la tensione nel solito modo, fumando come turchi». Era davvero un calcio d’altri tempi.

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