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Il Gsd Porto Torres cambia nome, Asinara Waves sbanca Cantù

di Massimo Sechi

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I giocatori dell'Asinara Waves festeggiano la vittoria a Cantù

Il Presidente Bruno Falchi: «Lo scudetto? Un sogno»

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Porto Torres Quest’anno ha cambiato nome, da Gsd Porto Torres a Asinara Waves, ma visto l’andamento delle prime giornata sembra che abbia anche cambiato marcia. La squadra turritana, che partecipa al massimo campionato di basket in carrozzina, nell’ultimo turno ha compiuto una vera impresa. Ha vinto, infatti, sul campo dei campioni d’Italia della Briantea84 di Cantù che non perdevano una gara dall’aprile del 2023. In classifica Asinara Waves ha ora 4 punti in tre partite e meglio di lei per ora ha fatto solo il Santo Stefano, a punteggio pieno con 6 punti.

Presidente Bruno Falchi, l’impresa di Cantù ha sorpreso tutto il mondo del basket in carrozzina.

«Sì, è stata una grandissima emozione, perché i sacrifici fatti per raggiungere questo risultato sono stati davvero tanti. Andare a vincere su quel campo, davanti a un pubblico così caldo e appassionato contro la squadra più forte del campionato, è davvero qualcosa di speciale». 

Avete iniziato il campionato con una sconfitta con l’attuale capolista, poi la vittoria contro Treviso e ora sul campo della Briantea 84. Dove volete arrivare ?

«Vogliamo semplicemente giocare una partita per volta, dando il massimo di quello che riusciamo a fare e cercando sempre di vincere. Ci consideriamo una vera e propria famiglia, una squadra unita che lotta insieme per onorare i nostri colori. Non pensiamo a classifiche o ad obiettivi, vogliamo solo dare tutto in ogni gara».

Questa estate avete cambiato nome, look e sponsor principale. Quanto hanno inciso queste novità?

«I cambiamenti a livello di immagine e sponsor sono stati davvero importanti per noi. L’arrivo di È Ambiente ci ha dato una grande mano, non solo a livello finanziario ma anche da un punto di vista organizzativo. Abbiamo lavorato tanto per riuscire a mettere insieme questa nuova squadra, unendo giocatori esperti a giovani talenti e ci stanno tutti ripagando ampiamente».

Ahmet Efeturk si sta dimostrando un valore aggiunto.

«Non mi piace parlare troppo dei singoli, preferisco valorizzare l'intera squadra. Oltre ad Efeturk, c’è un altro ragazzo turco, Baran Oguz, che è davvero forte. Poi ci sono i nostri veterani come Luszynsky, una vera e propria leggenda del basket in carrozzina, e i ragazzi del territorio, come Federico Bobbato, che a soli 16 anni ha segnato un canestro decisivo contro Cantù. Ognuno di loro ha un ruolo fondamentale, non c'è nessun singolo protagonista ma è la squadra nel suo complesso a fare la differenza».

Come sono i rapporti con la Dinamo Lab di Sassari, l'altra squadra sarda di Serie A?

«Con Gianmario Dettori, il responsabile della Dinamo Lab, ho davvero un ottimo rapporto. Ci sentiamo spesso durante la settimana e fuori dal campo c'è un grande rispetto e collaborazione tra le nostre società. È ovvio che in campo saremo sempre i più grandi rivali, perché ognuno vuole vincere il derby. Sono partite speciali, cariche di emozioni».

A Porto Torres c'è una bella tradizione nella carrozzina. Qual è lo spirito che vi spinge a cercare di portare questa realtà ai massimi livelli?

«Ho iniziato da atleta, quando mi sono fatto male tanti anni fa. Quello che mi ha dato questa squadra è stato davvero tanto; quindi, ora sento il dovere di restituire tutto. È una passione viscerale, la vivo come se fosse la mia stessa famiglia. L'obiettivo è crescere sempre di più, arrivare ai massimi livelli e magari un giorno conquistare anche lo scudetto, che è il mio sogno nel cassetto, prima o poi ci riuscirò, anzi, ci riusciremo».

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