Roberto Mele, leggenda del Taloro, lascia il calcio a 42 anni
Il saluto ai tifosi con un gol, gli applausi, la commozione: «Un’avventura incredibile, qui ho trovato una famiglia»
Gavoi I calciatori che sono anche uomini di qualità riconoscono il momento in cui dire basta alla carriera. Roberto Mele, 42 anni, attaccante del Taloro, l’ha comunicato domenica scorsa. Non appena conclusa la gara di Eccellenza contro il Ghilarza, che ha dato ai gavoesi la certezza della salvezza. Suggellata proprio da un gol di Mele, quello del 4 a 1 finale. Che varrà il 26° torneo consecutivo nel massimo torneo regionale. Ventitré di queste stagioni portano il segno identificativo di Mele, originario di Nuoro, arrivato in riva al lago di Gusana dopo un paio di stagioni con Torres e Villacidrese.
«Mi sono affezionato a questa squadra, al paese – racconta Roberto Mele –, ogni anno è stato come vivere nuove emozioni, da quella iniziale quando i vecchi dirigenti mi chiesero di indossare la maglia rossoblù». Il capitano dice di non aver tenuto i conti della carriera. Le gare con il Taloro sono comunque diverse centinaia. Tanti anche i gol, di un attaccante che ha unito intelligenza calcistica e potenza. Tanto da essere spesso nel mirino di club di categoria superiore. Tra i quali l'Olbia e la stessa Nuorese, con cui però non si sono mai incrociate le strade.
«Quella di Gavoi– spiega– è stata anche una scelta di vita, per la quale sono strafelice. Perché mi ha permesso di giocare e lavorare. In ogni caso non sarei mai andato altrove. Qui ho trovato una famiglia». Quale sia il grado d'intensità del legame l'ha confermato il dopo-gara di domenica, con il pubblico che in modo corale ha tributo il proprio affetto al calciatore. «Ho provato sensazioni bellissime – racconta ancora Mele – e sono grato ai tifosi, alla società, ai compagni di squadra, per l'affetto». Tutto era pronto per l'ultimo atto sul campo di casa, prima della chiusura della stagione domenica prossima in trasferta, contro la Nuorese. «Negli ultimi mesi ho maturato la decisione – dice ancora il capitano del Taloro Gavoi – perché gli acciacchi iniziavano a farsi sentire e a quasi 43 anni giocare a calcio diventa complicato. Sono soddisfatto – aggiunge– questo sport è stato per me passione e la possibilità di fare gruppo».
Un futuro nel calcio? «È presto per dirlo ma non lo escludo, tanto che ho già preso il patentino di allenatore». Il domani del Taloro: «Sono sicuro che continuerà a fare bene. La rosa è ottima – rimarca il capitano – e c'è un gruppo solido, a Gavoi da alcuni anni, che garantisce forza e qualità per il futuro».