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Greco e la Torres vanno verso il divorzio

di Roberto Muretto
Alfonso Greco tecnico della Torres Calcio
Alfonso Greco tecnico della Torres Calcio

La tifoseria è quasi tutta contro il timoniere rossoblù mentre la società riflette sulle decisioni da prendere

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Sassari Alfonso Greco tiene la bocca cucita. Come va interpretato il silenzio dell’allenatore della Torres? Non ha gradito le critiche? Eppure una spiegazione (nel calcio professionistico non è un obbligo ma un dovere sì) avrebbe dovuto darla, soprattutto dopo aver salutato i playoff. Invece ha preferito disertare per la seconda volta di fila la sala stampa. Greco ha un altro anno di contratto, sta forse maturando l’idea di dimettersi? Sicuramente ha capito che la sua avventura a Sassari è terminata. Il pensiero della tifoseria è stato espresso in modo palese mercoledì sera allo stadio. Anche se va detto che non sono i tifosi a prendere le decisioni. Anche la dirigenza, che per ora tace, è dello stesso avviso. Non è vero che l’1-7 subito sul campo dell’Atalanta U-23 ha fatto precipitare la situazione. I malumori c’erano già da tempo e anche nella stagione appena terminata, la sua posizione è stata in bilico, nonostante il gruppo squadra (tutto?) lo abbia difeso a spada tratta. Bisogna prendere atto che è finito un ciclo.

Gare decisive A parte lo spareggio playoff della serie D, Greco le ha sempre toppate. Intanto la finale di Coppa Italia dilettanti persa 2-1 col Follonica Gavorrano. Il quarto di finale della scorsa stagione col Benevento (1-0 in Campania; 0-0 a Sassari), infine l’uscita di scena con l’Atalanta, sfida già decisa dopo l’andata. Al tecnico va riconosciuto il merito di aver centrato per due anni di fila i playoff, essere riuscito a creare armonia nello spogliatoio. Ma se una società ha ambizioni, questo non può bastare. I risultati hanno un valore. A far traboccare il vaso è stato il suicidio tattico di Caravaggio, partita affrontata con un atteggiamento presuntuoso, pagato a caro prezzo. Ma c’è di più. Da due anni si trascina l’equivoco Mastinu. Giuseppe esprime il meglio del suo potenziale se gioca tra le linee. Fa fatica da centrocampista centrale. Insistere è stato un boomerang. E poi i difetti, mai corretti, di una squadra che spesso è stata in difficoltà in mezzo al campo, lasciando praterie per le ripartenze degli avversari, difendendo in inferiorità numerica.

La società Sono giornate di lavoro intenso per il presidente Stefano Udassi ( l’unico insieme a Daniele Giorico a metterci la faccia in questi giorni) e la proprietà. Le riunioni si susseguono per programmare il futuro. Il dato certo è che nessuno molla e le ambizioni restano intatte. Vanno fatte profonde riflessioni sul mister (la decisione sembra scontata) ma anche su alcuni dei giocatori sotto contratto. Il gruppo squadra non è da rifondare completamente, è assolutamente necessario fare dei ritocchi mirati per migliorare la qualità in alcuni reparti. Ma queste sono cose che andranno discusse col nuovo timoniere della barca rossoblù.

Futuro Drammatizzare dopo un’eliminazione è la cosa peggiore che si possa fare. Il feeling ritrovato con la tifoseria, che avrà bisogna di tempo per metabolizzare la figuraccia di Caravaggio, non si deve spezzare. Serve razionalità, ragionamento, ma la prima cosa è tagliare i rami secchi, se ce ne sono. Perchè quelli fanno appassire la pianta. Da una sconfitta ci si rialza, soprattutto se c’è la voglia di ripartire e riprovarci. E questo sembra essere lo spirito di una società che vuole crescere e darsi un’organizzazione sempre più professionale. Su queste basi il sogno è solo rimandato.

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