Davide Brembilla: «Basket, studio e riconoscimenti, il mio sogno americano continua»
Il giovane talento algherese racconta il suo primo anno in un college Usa
Sassari Sportellate sotto canestro, giornate interminabili tra palestra e studio, tanti sogni nel cassetto e un presente da rendere sempre più solido, mattoncino dopo mattoncino. L’American dream di Davide Brembilla è una stanza in un College del Massachusetts, un posto fisso nella squadra dell’università e un corso di laurea in Business con indirizzo in Sport management sul quale spingere al massimo.
Classe 2004, figlio d’arte, due metri di statura e mani ben educate, il giovane talento algherese ha chiuso la sua stagione da “freshman” (esordiente) con gli Holy Cross Saints con ottimi risultati sia sul parquet che davanti ai libri. «Sono molto felice di questa esperienza – racconta Davide Brembilla –, anche se il percorso sarà ancora lungo. Non nascondo che inizialmente ho fatto un po’ fatica, perché appena arrivato ho fatto una preparazione durissima, poi iniziano subito le lezioni e per trovare il ritmo serve un po’ di tempo. Anche perché le giornate sono molto lunghe: quattro volte alla settimana pesi in palestra alle 6 del mattino, poi si va in classe. Dopo pranzo, lavoro individuale col preparatore, seguite da due ore di basket, ed eventuali altri programmi, come fisioterapia o ulteriore lavoro individuale».
Niente che possa spaventare un ventenne innamorato del basket, ma con la testa ben salda sulle spalle. «Vivo fuori di casa da quando avevo 14 anni – spiega –, ho trascorso anni molto intensi a Cantù e dopo un anno di preparazione mi sono tuffato in questa avventura. Il mio college è abbastanza piccolo, con circa 800 studenti, ma è attaccato a due altre università che ne hanno 1500 e 10mila, con molti corsi in comune. In quella zona degli Stati Uniti nevica tanto, le temperature vanno facilmente a 20 sotto zero e la vita sociale si fa spostandosi in auto. Certo, la vita algherese è un’altra cosa, ma anche qua ho creato la mia rete di amicizie, anche in altri college, legate soprattutto alla pallacanestro».
Dopo un inizio complicato, come detto, le cose hanno iniziato a girare per il verso giusto. «Ho iniziato in panchina, come sesto o settimo uomo, poi sono riuscito a guadagnarmi un posto in quintetto. Nella conference siamo arrivati quinti, poi al March Madness siamo andati fuori al secondo turno. Un’esperienza molto bella. E sono felice anche dei riconoscimenti personali».
Inserito nel miglior quintetto della Conference, tra i nominati come Freshman dell’anno e nel miglior quintetto difensivo, Davide ha gli stessi sogni dei suoi coetanei ma non può permettersi di concentrarsi solo sul basket. «Sia la lega che le regole interne del college impongono soglie minime molto alte per quanto riguarda le medie scolastiche. Per capirci: se sei fortissimo a basket ma vai male all’università, il posto in squadra te lo sogni. Qualche compagno ha avuto problemi di questo tipo. Io invece grazie alla mia media, 3,96 su 4, ho preso la Dean’s List, ovvero il riconoscimento per i migliori studenti del college di quel determinato anno accademico. Con relativi complimenti del coach».
Suo padre Alberto, scuola Juvecaserta, ha giocato con la Dinamo Sassari negli anni Novanta per poi stabilirsi in Sardegna, dove ha indossato anche le maglie di Santa Croce Olbia, Silver Porto Torres, Sant’Orsola Sassari e varie squadre algheresi. «Papà è molto contento di questa esperienza e insieme a mia madre è il mio primo sostenitore. Mi dice di impegnarmi al massimo ma anche di non dimenticarmi di divertirmi, di prenderla con la giusta leggerezza. I miei sogni sono quelli di tutti gli appassionati di basket: sogno la Nba, l’Eurolega, ma so bene che ci sono tanti gradini da salire e ogni step è faticosissimo. Da questo punto di vista ammiro tantissimo Marco Spissu, con il quale nell’ultimo mese mi sono allenato, insieme a coach Antonello Sorci. Ho trascorso con lui tantissimo tempo, mi sta dando tanti consigli e ne farò tesoro. Nel frattempo mi godo il nostro mare ma tra pochissimo si riparte». Carico come sempre: la stagione da sophomore di Davide Brembilla è già dietro l’angolo.