Il mondo di Vinicio è nel profondo sud
Oggi Capossela a Sassari presenta il “Paese dei coppoloni” Venerdì a Cagliari in concerto con “Le canzoni della cupa”
di Grazia Brundu
SASSARI
Un libro, un film e un concerto. Vinicio Capossela, vulcanico come sempre, è tornato in Sardegna per una due giorni eclettica, fatta di musica, cinema e racconti che appartengono alla memoria collettiva dell’Italia profonda e contadina. Oggi, alle 19, è ai Giardini Pubblici di Sassari per presentare il suo nuovo romanzo, “Il paese dei coppoloni” (Feltrinelli), e il film che il regista Stefano Obino ha tratto dal libro. L’incontro, coordinato da Simone Maulu, è organizzato dall’associazione culturale Governo Provvisorio in collaborazione con Amerindia Cinema. Venerdì, invece, il musicista sarà all’Arena Sant’Elia di Cagliari per l’unica data sarda del tour di “Canzoni della Cupa”, l’album uscito lo scorso maggio dopo tredici anni di gestazione. Un travaglio creativo iniziato, tra l’altro, proprio in Sardegna, con le prime registrazioni risalenti al 2003. Disco, libro e film hanno in comune la stessa origine geografica, culturale e sentimentale: il Sud Italia e in particolare l’Irpinia. La zona dell’avellinese, con i suoi personaggi e le sue leggende, è infatti al centro della triplice ispirazione del musicista di origini, appunto, campane, ma tedesco di nascita e emiliano d’adozione.
Sull'Irpinia Capossela ha condotto un lavoro di scavo etnomusicale, una ricerca confluita anche nei personaggi del libro ma evidente, soprattutto, nella prima parte del disco, alla quale hanno collaborato importanti musicisti italiani e internazionali, da Giovanna Marini alla Banda della Posta e ai Los Lobos. La seconda parte del lavoro, invece, si potrebbe definire un bestiario fantastico, come quelli che nel Medioevo illustravano, attraverso similitudini con gli animali, vizi e virtù degli esseri umani. Come spiega lo stesso Capossela nel suo sito, la Cupa del titolo «è la contrada oscura, quella dove batte poco il sole, quella dove le cose si nascondono alla vista. Quella dove si consumano gli amori illeciti, quella dove si fanno vere le creature che si vogliono celare allo sguardo». Tra queste creature fantastiche, la preferita del cantautore è “Il Pumminale”, il licantropo che esce di notte per dare sfogo ai suoi istinti. Ma nel disco c’è anche una creatura, anzi un personaggio, tutto sardo. E non è la prima volta. Almeno dal 2007, quando l’amministrazione comunale di Ottana gli ha consegnato le chiavi del paese per aver deciso di indossare la maschera dei “Boes” per impersonare il Minotauro durante il tour di “Ovunque proteggi”.
Questa volta, invece, ha scelto “Su Componidori” al quale ha dedicato una delle canzoni, dove descrive il sollievo dell’uomo, una volta deposta la maschera divina impostagli dalla tradizione, quando finalmente «Le ragazze le può baciare, le botti di vino le può svuotare, che è meglio fottere che comandare»