La Nuova Sardegna

Dal mercatino alla app Ecco il futuro del chilometro zero 

di Salvatore Santoni
Dal mercatino alla app Ecco il futuro del chilometro zero 

Un portale web al servizio dei piccoli produttori agroalimentari Rapporto di fiducia con i consumatori e migliore gestione degli scarti

27 maggio 2017
3 MINUTI DI LETTURA





Che cosa bisogna fare per tirare giù i prezzi di frutta e verdura senza strozzare i produttori? Si potrebbe fare rete tra i piccoli agricoltori, cercare di accorciare la filiera agroalimentare evitando i passaggi tra troppe mani e magari fidelizzare i consumatori mostrando la fatica nelle campagne. È esattamente quello che fa Appiu, una start up creata da tre giovani sardi che sta germogliando nell’incubatore dell’università di Sassari. Si tratta di un’idea di portale online sull’agroalimentare che fa da ponte tra contadini e consumatori.
Gli ideatori Federico Puddu, Sara Defraia e Alessandro Baire sono partiti dal concetto di filiera corta e con qualche ritocco hanno messo a punto una piattaforma online che smista la compravendita. Nei prossimi giorni inizieranno i primi test del sistema grazie alla collaborazione di un gruppo di agricoltori del Sassarese.
In sostanza, Appiu consente ai piccoli agricoltori di intervenire più a valle lungo la filiera agroalimentare, in modo da tenere in cascina quella parte di valore che nel mercato tradizionale di disperse nei rigagnoli delle filiere lunghe. Come? Offrendo ai contadini uno strumento per collocare direttamente i loro prodotti sul mercato. E quindi per vendere direttamente, organizzare e gestire in autonomia la distribuzione. Senza dimenticare i benefici di visibilità che la piattaforma garantisce attraverso campagne mirate di social media marketing.
La piattaforma studiata dai tre startupper sardi funziona come fosse una vetrina. L’agricoltore carica le foto dei prodotti che intende proporre e li accompagna con tanto di prezzo e una descrizione accurata. Il consumatore, invece, non dovrà fare altro che scegliere i prodotti e riempire il carrello, come fosse un normale sito di e-commerce. Tutto il resto lo farà il sistema di Appiu. In sostanza, i tre startupper cercheranno di stuzzicare l’interesse dei consumatori verso i processi legati alla produzione del cibo: una sorta di storytelling delle campagne. Ci saranno informazioni affidabili e competenti su chi produce; il modo e il luogo dove viene prodotta la lattuga o l’arancia che arriva sulla tavola. Oppure il tipo di coltivazione che viene effettuata, in che modo sono curate le piante o come viene concimata la terra.
Tutta una serie di informazioni importanti per far avvicinare il consumatore al produttore, magari creando un rapporto di fiducia duraturo. Per questo motivo la piattaforma sarà attrezzata da spazi e occasioni di interazione, come un blog, che crea fiducia e radicamento sociale.
Dal lato del consumatore, Appiu rappresenta una soluzione per la prenotazione e l’acquisto di prodotti a chilometro zero direttamente dal produttore. Tradotto: costi ridotti e maggiore qualità. Nel primo caso perché non passa tra le mani di intermediari; nel secondo perché la conoscenza diretta del contadino è una sicurezza diversa dall’acquistare nella grande distribuzione.
Da un punto di vista ambientale, un sistema agile e veloce di gestione dell’informazione e della distribuzione consente potenzialmente di valorizzare le produzioni che diventano inevitabilmente scarti nei circuiti della grande distribuzione. La frutta bacata utile per conserve o trasformati, la trebbia di risulta della produzione della birra utile per mangimi o substrati per funghi: tutti prodotti invendibili perché non standardizzati o per l’esiguità dei volumi prodotti. Appiu, invece, cercherà di creare valore anche dagli scarti.
Primo piano
La denuncia

L’ambulanza bruciata, Claudio Cabizzosu: «Sospettiamo sia stata un’altra associazione»

di Luca Fiori
Le nostre iniziative