La Nuova Sardegna

Il Canyon di Caprera dove osano le balene

di Dario Budroni
Il Canyon di Caprera dove osano le balene

Tutti hanno un posto preferito dove passare il tempo. Compresi i cetacei. Da queste parti basta aguzzare la vista per imbattersi nelle loro spettacolari evoluzioni sul pelo del mare. Il paradiso dei...

16 dicembre 2017
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Tutti hanno un posto preferito dove passare il tempo. Compresi i cetacei. Da queste parti basta aguzzare la vista per imbattersi nelle loro spettacolari evoluzioni sul pelo del mare. Il paradiso dei giganti marini si trova più o meno a venti miglia dalla costa gallurese, in direzione nord-est, dove la terra ferma è così lontana da scomparire anche dai binocoli. Siamo nel Canyon di Caprera, praticamente a un terzo della distanza che separa la Sardegna dalle coste laziali. Qui balenottere, capodogli e delfini trovano cibo in abbondanza. E ce ne sono talmente tanti da aver spinto un centro diving a organizzare addirittura delle indimenticabili escursioni tra pinne gigantesche e soffi di acqua bianchissima.

Gli studiosi. Se le condizioni sono ottimali per gli animali, di conseguenza lo sono anche per gli studiosi. Qui i ricercatori possono raccogliere dati e portare a casa anche qualche scoperta di non poco conto. Luca Bittau, naturalista con un dottorato proprio sui cetacei, è da anni che concentra i suoi studi sul Canyon di Caprera. Presidente e fondatore del SeaMe Sardinia, associazione che punta alla salvaguardia dei cetacei attraverso ricerche, divulgazione scientifica ed educazione ambientale, Luca Bittau sa benissimo cosa accade in questa fetta di mare. «Fin dalle prime ricerche è emersa un’altissima presenza di cetacei – spiega lo studioso –. Il motivo principale è che qui trovano tantissimo cibo». Sono diverse le specie avvistate: balenottera comune, capodoglio, zifio, grampo, tursiope, delfino comune, stenella striata. Una volta è stato avvistato anche un rarissimo capodoglio bianco. Purtroppo però per gli studiosi del SeaMe, che collaborano con l’Università di Sassari tramite la professoressa Renata Manconi, non è sempre facile portare avanti le loro ricerche. Innanzitutto mancano i fondi. «Diciamo che non abbiamo neanche una sede dove fare le ricerche – dice Bittau –. Eppure siamo persone che hanno scelto di rimanere in Sardegna per studiare i nostri mari».

Il turismo. Non sono solo gli studiosi i pochi fortunati ad assistere allo spettacolo dei cetacei nel Canyon di Caprera. L’Orso diving di Poltu Quatu, fondato e guidato da Corrado Azzali, accompagna infatti i turisti in mare aperto, a bordo di uno speciale catamarano. Tutto funziona come in un documentario scientifico. I visitatori del canyon hanno così la possibilità di osservare da vicino la danza dei cetacei, per poi tornare a casa con la scheda di memoria della reflex o dello smartphone piena di fotografie. A bordo, molto spesso, c’è anche Luca Bittau: «È un progetto davvero interessante, che si basa su una condotta responsabile della visita nel canyon e sulla divulgazione di corrette informazioni».

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