Cannes contro Netflix «Al festival del cinema solo film per le sale»
di Paolo Levi
PARIGI. «Netflix? No grazie, non merci». Intervistato dal magazine “Le Film Francais”, il delegato generale del Festival di Cannes, Thierry Frémaux, annuncia la messa al bando delle opere targate...
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PARIGI. «Netflix? No grazie, non merci». Intervistato dal magazine “Le Film Francais”, il delegato generale del Festival di Cannes, Thierry Frémaux, annuncia la messa al bando delle opere targate Netflix dalla competizione ufficiale, in programma dal 9 al 18 maggio. Da quest’anno, per il gruppo Usa, il sogno di una o più opere in gara per la Palma d’Oro se ne va in frantumi. Una decisione, quella di Frémaux, che chiude le polemiche scoppiate l’anno scorso, quando Netflix andò in competizione con “Okja” e “The Meyerowitz Stories”, salvo poi rispondere picche alla richiesta di portare quei due film nelle sale.
Ora però è finita: in Francia col cinema non si scherza. E la selezione è senza appello: chiunque andrà in competizione dovrà uscire nei cinema della République. Altrimenti niente, bisognerà accontentarsi di altre rassegne meno importanti. «Ai tipi di Netflix piace il red carpet e vorrebbero ritornare con altri film: ebbene, devono capire che la loro intransigenza e il loro modello sono agli antipodi del nostro», avverte il francese, rassicurando in questo modo anche gli esercenti cinematografici della Francia, irritati per l’esposizione che il Festival ha offerto a Netflix in passato. Se l’anno scorso quei due film andarono, era solo per convincere la piattaforma a portarli anche in sala. Ma «sono stato presuntuoso, perché hanno mantenuto il loro rifiuto». Quindi basta.
Del resto, il dibattito non riguarda solo il Festival di Cannes, ma tutta l’industria del cinema. Questo fine settimana, Steven Spielberg, si è pronunciato contro l’attribuzione degli Oscar ai film diffusi sulle piattaforme streaming. Frémaux ha anche confermato la fine dei selfie sul red carpet e lo stop delle anteprime per la stampa in trasferta sulla Croisette. Un annuncio, quest’ultimo, che ha suscitato la protesta del Syndicat français de la critique de cinéma e del Club Média Cinémma, che evocano il rischio di «conseguenze nefaste sulla qualità della copertura» globale dell’evento.
Per le due organizzazioni, l'insieme dei giornalisti rischia di non poter assistere alle prime mondiali, «il che comporterà ritardi penalizzanti ed evidenti».
Ora però è finita: in Francia col cinema non si scherza. E la selezione è senza appello: chiunque andrà in competizione dovrà uscire nei cinema della République. Altrimenti niente, bisognerà accontentarsi di altre rassegne meno importanti. «Ai tipi di Netflix piace il red carpet e vorrebbero ritornare con altri film: ebbene, devono capire che la loro intransigenza e il loro modello sono agli antipodi del nostro», avverte il francese, rassicurando in questo modo anche gli esercenti cinematografici della Francia, irritati per l’esposizione che il Festival ha offerto a Netflix in passato. Se l’anno scorso quei due film andarono, era solo per convincere la piattaforma a portarli anche in sala. Ma «sono stato presuntuoso, perché hanno mantenuto il loro rifiuto». Quindi basta.
Del resto, il dibattito non riguarda solo il Festival di Cannes, ma tutta l’industria del cinema. Questo fine settimana, Steven Spielberg, si è pronunciato contro l’attribuzione degli Oscar ai film diffusi sulle piattaforme streaming. Frémaux ha anche confermato la fine dei selfie sul red carpet e lo stop delle anteprime per la stampa in trasferta sulla Croisette. Un annuncio, quest’ultimo, che ha suscitato la protesta del Syndicat français de la critique de cinéma e del Club Média Cinémma, che evocano il rischio di «conseguenze nefaste sulla qualità della copertura» globale dell’evento.
Per le due organizzazioni, l'insieme dei giornalisti rischia di non poter assistere alle prime mondiali, «il che comporterà ritardi penalizzanti ed evidenti».