TEATRO
“Calendar Girls”, la felicità spetta anche alle casalinghe
di Grazia Brundu
SASSARI. Angela Finocchiaro e le sue discinte, mature compagne si sono fatte applaudire anche al Comunale, bello pieno per l’ultima replica di “Calendar Girls”, la versione italiana della commedia e...
28 marzo 2018
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SASSARI. Angela Finocchiaro e le sue discinte, mature compagne si sono fatte applaudire anche al Comunale, bello pieno per l’ultima replica di “Calendar Girls”, la versione italiana della commedia e del film scritti dal drammaturgo inglese Tim Firth. L’una e l’altro (con Helen Mirren e Julie Walters dirette da Nigel Cole) diventati famosi un po’ dappertutto. Merito di un insieme di ingredienti non rivoluzionari, ma a presa rapida sul pubblico: humour inglese, buoni sentimenti, malinconia soffusa ma non invadente, moderata provocazione erotica. E poi, soprattutto, amicizia tra donne non più giovanissime, pronte a difendere il loro diritto alla felicità. Anche quella fisica. Tutti elementi che ritornano nella pièce diretta da Cristina Pezzoli, nei giorni scorsi a Cagliari e a Sassari per il cartellone di prosa del Cedac.
La trama è quella già ricalcata da Firth, quasi vent’anni fa, su una storia vera accaduta in Inghilterra. Dopo anni di attività benefiche e noiose portate avanti dalle socie del Women’s Institute, tutte tra i cinquanta e i sessant’anni di età, un giorno alla ribelle del gruppo, Chris (Angela Finocchiaro), viene in mente di realizzare un calendario speciale. Lo scopo è raccogliere fondi per il reparto di leucemia dove il marito di una di loro ha trascorso i suoi ultimi giorni di vita. Non dovrà essere, però, la solita infilata di mesi e chiese sperdute nella nebbia. Meglio una serie di foto che ritraggano le amiche occupate in faccende quotidiane: vendere fiori, lavorare a maglia, preparare torte e marmellate. Cose all’ordine del giorno, tranne che per un unico particolare: Chris e compagne saranno completamente nude.
Da questa situazione potenzialmente imbarazzante, accolta dalle socie del Women’s Institute con una varietà di reazioni, si sviluppa una commedia che ha il suo punto di forza nella coralità. Certo, il nome di spicco è quello della Finocchiaro, la più mobile in scena con la sua gestualità inconfondibile e la più conosciuta dal pubblico per i tanti ruoli divertenti al cinema e in tv. Però tutte le interpreti reggono perfettamente la parte, soprattutto Laura Curino nel ruolo della vedova inconsolabile, la spregiudicata e sensuale Corinna Lo Castro e la bravissima Ariella Reggio, la più matura del gruppo e la più sorprendente. Ciascuna è in sintonia con il suo personaggio, così come i due uomini sul palco, mentre la regia di Cristina Pezzoli è attenta a delineare sfumature psicologiche e caratteriali. Peccato, però, che non tutte le battute – forse anche per la difficoltà di renderle in italiano dall’inglese di partenza – siano efficaci.
Si ride davvero di gusto solo durante la scena centrale dello spettacolo, quella sul set fotografico, mentre altre parti sono troppo diluite e trascinate per quasi due ore, eccessive, di spettacolo.
La trama è quella già ricalcata da Firth, quasi vent’anni fa, su una storia vera accaduta in Inghilterra. Dopo anni di attività benefiche e noiose portate avanti dalle socie del Women’s Institute, tutte tra i cinquanta e i sessant’anni di età, un giorno alla ribelle del gruppo, Chris (Angela Finocchiaro), viene in mente di realizzare un calendario speciale. Lo scopo è raccogliere fondi per il reparto di leucemia dove il marito di una di loro ha trascorso i suoi ultimi giorni di vita. Non dovrà essere, però, la solita infilata di mesi e chiese sperdute nella nebbia. Meglio una serie di foto che ritraggano le amiche occupate in faccende quotidiane: vendere fiori, lavorare a maglia, preparare torte e marmellate. Cose all’ordine del giorno, tranne che per un unico particolare: Chris e compagne saranno completamente nude.
Da questa situazione potenzialmente imbarazzante, accolta dalle socie del Women’s Institute con una varietà di reazioni, si sviluppa una commedia che ha il suo punto di forza nella coralità. Certo, il nome di spicco è quello della Finocchiaro, la più mobile in scena con la sua gestualità inconfondibile e la più conosciuta dal pubblico per i tanti ruoli divertenti al cinema e in tv. Però tutte le interpreti reggono perfettamente la parte, soprattutto Laura Curino nel ruolo della vedova inconsolabile, la spregiudicata e sensuale Corinna Lo Castro e la bravissima Ariella Reggio, la più matura del gruppo e la più sorprendente. Ciascuna è in sintonia con il suo personaggio, così come i due uomini sul palco, mentre la regia di Cristina Pezzoli è attenta a delineare sfumature psicologiche e caratteriali. Peccato, però, che non tutte le battute – forse anche per la difficoltà di renderle in italiano dall’inglese di partenza – siano efficaci.
Si ride davvero di gusto solo durante la scena centrale dello spettacolo, quella sul set fotografico, mentre altre parti sono troppo diluite e trascinate per quasi due ore, eccessive, di spettacolo.