La Nuova Sardegna

Il mito di “Murena” re del Supramonte e guida turistica dei vip

Luca Urgu
Il mito di “Murena” re del Supramonte e guida turistica dei vip

Vincenzo Tupponi, 70 anni, pioniere del turismo ambientale nel Nuorese

17 novembre 2018
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In quel mare di calcare bianco del Supramonte “Murena”, all’anagrafe Vincenzo Tupponi, 70 anni, come un pesce d’acqua dolce ha sempre nuotato controcorrente. Inseguendo la libertà sotto un tetto di stelle. Un privilegio per pochi e a cui non rinuncia nemmeno in questi ultimi anni dove, soprattutto a causa di un intervento al cuore ha dovuto suo malgrado fare a meno di arrampicarsi su quei sentieri che guardano l’infinito. E, magari svegliarsi all’alba come gli è capitato tante volte con la presenza a pochi metri di una mandria di mufloni. Ma se le gambe non sono più quelle di un tempo l’entusiasmo, la voglia di vivere e divertirsi è sempre quella.

Perché sia chiaro Murena è storia e leggenda, amici in ogni salto e paese di Barbagia e Ogliastra, nel cappello, quando lo indossa, sempre qualcosa da raccontare. L’ultimo dei mohicani, il pioniere del turismo ambientale nel Nuorese e non solo ha ancora l’entusiasmo dei tempi d’oro. Basta la compagnia e un po’ di musica giusta e un buon bicchiere di vino e la festa riparte. Anzi non si è mai interrotta. Oggi continua a collaborare con l’Hotel Su Gologone di Oliena, del quale per tante stagioni ha accompagnato gli ospiti in fantastiche avventure nella valle di Lanaitho. Il suo rimane un parere autorevolissimo sull’evoluzione del fenomeno dell’escursionismo, molto in voga fortunatamente in questi anni con centinaia di addetti e società sorte per soddisfare una domanda crescente di viaggiatori consapevoli.

Così Murena, figlio di un capraio sul Supramonte e che ha fatto anche l’elettricista, il gestore della discoteca Sa Jana a Orgosolo in tempi non facili, torna indietro nel tempo, quando quella passione diventa un lavoro vero e proprio. «Ho iniziato nel giugno del 1979 studiando un percorso di trekking per il Wwf nazionale di una settimana. Poi non se ne fece nulla ma iniziai immediatamente a collaborare con la cooperativa La Montagna di Roma e a portare in giro per il Supramonte e Gennargentu giornalisti e professionisti. Da una cosa ne nasceva un’altra e così fui chiamato a collaborare con Avventure nel mondo, agenzia che era un’autentica autorità e che stava scoprendo la bellezza dell’interno della Sardegna», racconta Murena. «Erano anni straordinari, facevamo trekking di una settimana. Si percorrevano 120 chilometri con medici, avvocati, manager d’azienda che si caricavano sedici chili sulle spalle e camminavano senza lamentarsi. Oltre al trekking facevamo anche in pullmino il tour nelle coste. La cosa più difficile era mettere d’accordo 15 persone che nella vita di tutti giorni erano loro a comandare e a dettare i tempi. Ma per fortuna è andata sempre bene e non è capitato mai nemmeno un infortunio. Oggi poi non mi stanco mai di ripetere a chi si avventura nelle nostre montagne di andarci con una guida. Sono soldi ben spesi. In tanti lo fanno con grande professionalità».

In mezzo alla gente comune ma perfettamente a suo agio anche con personaggi importanti come «Reinhold Messner, col quale abbiamo collaborato nel documentario “I cinque canyon d’Italia”, con Madonna e Richard Gere che hanno girato le scene dei loro film a Oliena. Ma grandi amicizie anche con il compianto Andrea Parodi, Gavino Murgia e Piero Pelù (con lui nella foto) che è un amicone, sono il primo che chiama quando viene in Sardegna».

Murena è stato anche uno scout e un capo scout. Le generazioni di cinquantenni di Oliena non dimenticano le avventure con lui. I genitori si fidavano ciecamente e gli affidavano i loro figli che tornavano più forti e sicuri. È anche grazie a questa esperienza che «ho imparato a conoscere il territorio, a leggere le carte IGM e a trovare l’acqua. Poi ogni volta era una sorpresa. Sono nate amicizie straordinarie con i pastori che ci ospitavano nei loro ovili per la notte e che ci preparavano qualcosa da mangiare che non si trovava di sicuro al ristorante. Tra tutti vorrei ricordare Predinzanu (Giovanni Gabbas) il capraro di Marghine Ruia, per me più di un fratello».

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