La Nuova Sardegna

Pietro Nappi, primo violoncello della Toscanini: archi e Sardegna, grandi amori

di Monica De Murtas
Pietro Nappi, primo violoncello della Toscanini: archi e Sardegna, grandi amori

Il 36enne musicista sassarese fa parte da due anni di una della maggiori istituzioni musicali italiane. Ora anche una carriera da solista

08 dicembre 2018
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Da due anni il primo violoncello della Fondazione Toscanini di Parma, una delle maggiori istituzioni musicali italiane, è un giovane sassarese: Pietro Nappi. Passione, tenacia e un curriculum che parte dai quattro anni di età sono elementi chiave della vicenda umana e artistica di un musicista che a 36 anni ha già messo a segno grandi obiettivi professionali. Diplomato brillantemente al conservatorio Cherubini di Firenze con il maestro Nannoni, Nappi frequenta il corso di perfezionamento orchestrale del “Maggio fiorentino” e viene notato dal maestro Vismara che lo vuole con sé nel Trio Manfredi. Vincitore al Concorso Galbiati di Milano, Nappi inizia così a collaborare con varie orchestre italiane tra cui la “Santa Cecilia” di Roma e la “Mozart” di Claudio Abbado. Come primo violoncello viene invitato da Zubin Metha al “Maggio fiorentino”, alla Fenice di Venezia e al San Carlo di Napoli. «Il violoncello fa parte della mia vita da sempre – dice Nappi – i miei genitori Angelo e Simonetta sono violoncellisti e mia madre mi racconta che durante la gravidanza studiava strumento per ore, per cui il suono del violoncello ha accompagnato anche la mia gestazione. Credo sia anche per questo che lo amo tanto. Il violoncello per me è sempre stato una specie di parente, di membro della famiglia».
Che ricordi ha della sua precoce attività di musicista? «Ricordi allegri, perché per me era un gioco suonare insieme ai miei genitori. Ovviamente non esisteva un violoncello delle dimensioni giuste per me, così i miei presero un violino e lo adattarono. In quegli anni seguivo la famiglia anche durante i concerti e le prove. Mi ricordo di lunghi pisolini conciliati dal suono della musica e di quella volta (aggiunge ridendo - ndr) che mi trovarono addormentato dentro la custodia del violoncello di mamma».
Oltre i suoi genitori quali sono stati i suoi maestri? «Finite le elementari mi iscrissi al Conservatorio Canepa dove studiai per otto anni, poi decisi di proseguire gli studi a Firenze al Conservatorio Cherubini. Una scelta difficile perché avevo 16 anni ed ero costretto a vivere lontano dalla famiglia e dagli amici. All'epoca non era facile come ora spostarsi in aereo e ogni volta che viaggiavo dovevo pagare due biglietti: uno per me e uno per il violoncello. Tornavo a Sassari di rado ma ne valse la pena, a Firenze studiai con il maestro Nannoni figura fondamentale per la mia crescita artistica. Più tardi l'incontro con il maestro Marco Scano al conservatorio Verdi di Milano diede un' ulteriore svolta alla mia vita professionale. Da allora è lui il mio mentore».
È andato via giovanissimo dalla Sardegna per poi ritrovare un maestro sardo a Milano? «Sì, un grande incontro suggellato da questo elemento comune: la terra d'origine. Il maestro Scano è l’ultimo rappresentate della grande scuola italiana del violoncello del ‘900. Vive da sempre a Milano ma come tutti i sardi è legato alla sua isola. Nei prossimi mesi terrà delle master class al Canepa». La Sardegna è tornata sulla sua rotta professionale? «Dopo la laurea a Milano vinsi il concorso al Teatro Lirico di Cagliari per violoncello di fila e poi per secondo violoncello. Avevo 24 anni ed ero felicissimo. Ho tenuto questo posto per otto anni. Poi lo stretto sodalizio col maestro Scano mi ha aiutato a vincere il concorso per primo violoncello all’Orchestra Sinfonica di Palermo e due anni fa il concorso per primo violoncello bandito dalla Fondazione Toscanini ed eccomi qui».
È stato facile dire di nuovo addio alla Sardegna? «Ho passato notti insonni prima di prendere questa decisione, ma quando si fa il mio mestiere è difficile mettere radici. Il mio sogno fin da bambino, quando mio padre mi portava al Verdi di Sassari a vedere la lirica, era di diventare primo violoncello di un’orchestra, guardavo in buca e mi vedevo lì. Non potevo non accettare questo incarico, non concretizzare quel sogno».
Recentemente ci sono state nuove svolte professionali. «Sì, qualche settimana fa sono stato inserito come solista nella stagione concertistica della Fondazione Toscanini. Alla prima milanese era presente in entrambe le recite il mio maestro: Marco Scano. Mi è sembrato fiero e forse un po’ commosso come ero anche io. In questo momento la vita professionale mi porta lontano dalla mia isola ma la Sardegna sarà sempre il mio punto d’arrivo, di ritorno».

 

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