La Nuova Sardegna

“Costa Smeralda” il fascino vintage delle auto d’epoca

Marco Giordo
“Costa Smeralda” il fascino vintage delle auto d’epoca

A Porto Cervo 66 equipaggi provenienti da tutta Europa, con auto meravigliose come la Ford Sierra Cosworth, la Ford Escort RS 200, l’Opel Kadett GTE, l’Alfa Romeo Alfetta GTV, la Volkswagen Golf GTI, la Lancia Delta Integrale, le Fiat 125, 127 e 128

27 ottobre 2019
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Auto meravigliose come la Ford Sierra Cosworth, la Ford Escort RS 200, l’Opel Kadett GTE, l’Alfa Romeo Alfetta GTV, la Volkswagen Golf GTI, la Lancia Delta Integrale, le Fiat 125, 127 e 128, e poi dulcis in fundo ben dieci A112 Abarth, tra cui spiccava quella con la quale corse 40 primavere fa proprio qui in Sardegna Franco Cunico. A vedere questo spettacolo in stile vintage, queste storiche vetture sfrecciare nei paesaggi incantevoli degli stazzi galluresi, o nel riordino al porto di Palau o in quello ospitato nella splendida cornice di Piazza Gallura a Tempio, si sono dati appuntamento molti appassionati di allora affiancati da tanti giovani, incuriositi perché potevano finalmente ammirare dal vivo quelle auto da rally che avevano visto sinora solo in fotografia o nei filmati.

Lo scorso fine settimana si è svolta la seconda edizione del Rally internazionale storico della Costa Smeralda, manifestazione organizzata dall’Automobil Club di Sassari con la partnership della Regione.

Sessantasei gli equipaggi al via da Porto Cervo con le vetture più disparate: dalla Fiat Ritmo RC dei vincitori Matteo Luise e Flavio Zanella, alla Opel Ascona 400 dei secondi classificati Tiziano e Francesca Nerobutto, alla Porsche 911 RS dei terzi assoluti Agostino Iccolti e Giulia Zanchetta. Ma in gara c’erano tantissime auto storiche guidate per la maggior parte da piloti provenienti dalla Penisola, dalla Germania e dalla Catalogna.

Ma perché un appassionato preferisce correre in un rally storico e quanto gli costa? Vediamo di scoprirlo.

Piloti e proprietari

Chi corre con le auto storiche, principalmente lo fa spinto dalla passione per questo tipo di vetture, magari cimentandosi con lo stesso modello che aveva utilizzato in passato, restaurato dopo un lungo letargo in garage, o preparato ex novo partendo da uno di serie. Ed è proprio l'argomento preparazione che fa da ago della bilancia, tra i piloti che corrono con le auto storiche da quelli che utilizzano le moderne. Mentre per quest'ultima categoria è l’affitto a tenere banco, per la stragrande maggioranza dei piloti di vetture storiche il discorso si ribalta perché per un buon 90% il pilota è anche il proprietario del mezzo. I costi variano dai 10-15mila euro di una A112 Abarth, ai 40mila euro di un’Opel Kadett GTE, per terminare con gli almeno 100.000 euro necessari per una Porsche 911. Fascino, passione, nostalgia sono i tre elementi che fanno propendere per la scelta verso le regine del passato, ritrovando il piacere del tempo speso in officina, magari fino a notte inoltrata, per arrivare puntuali con la vettura in ordine alle verifiche del rally. Chi corre con una A112, ad esempio nel Trofeo ad essa dedicato, può farlo anche non disponendo di grandi risorse economiche, spesso ingaggiando sfide sul filo dei decimi di secondo. Non ci sono però solo le A112 o le altre piccole vetture assemblate nel garage di casa assieme agli amici, con le storiche corre anche chi punta al massimo risultato, Campionato Europeo ed Italiano, investendo decine di migliaia di euro nella preparazione dell'auto, scegliendola tra quei modelli che possono almeno sulla carta, garantire prestazioni da assoluto come le più recenti Lancia Delta Integrale, Ford Sierra Cosworth o Subaru Legacy. Ma spesso a vincere è l’auto più diffusa nei rally storici, la Porsche 911. Vuoi per il suo indiscutibile fascino, vuoi per l'ampia gamma di varianti, ma anche e soprattutto per la relativa facilità di reperirle sul mercato e, fattore da non trascurare, per l’ampia disponibilità di pezzi di ricambio garantita dalla casa madre. Esistono però anche preparatori che mettono a disposizione per l'affitto una o più auto. E così sempre più spesso si vedono piloti che abitualmente corrono con le moderne, che vogliono mettersi in gioco e provare l'emozione di guidare una vettura dove gli accorgimenti “moderni” non esistono.

Polvere di stelle

Il Rally internazionale storico della Costa Smeralda è in pratica un remake della celebre gara smeraldina, di una corsa entrata nella storia del rallismo, che ha contribuito in Sardegna a radicare il rally nel territorio e diventare parte della cultura di gran parte dei suoi abitanti. Nella memoria della gente i primi Rally Costa Smeralda sono infatti ricordati come un qualcosa di mitico, di speciale. Una grande festa popolare, con la gente che allestiva i barbecue a bordo speciale per arrostire la carne e bere del buon vino, oppure un happening notturno come accaduto tante volte, in particolare nel 1982 quando la gara partì il 1° aprile a mezzanotte perché a quell’ora scattava l’omologazione della mitica Lancia Rally 037. Ecco perché per tutti gli appassionati sardi di questa specialità Henri Toivonen resta ancora un’icona, una specie di Gigi Riva dei rally. La prima edizione della gara venne disputata 41 anni fa nel 1978, diventando nel tempo valida per il Campionato Europeo, anche se in realtà per le sue qualità quella corsa era degna del campionato del mondo. Tutto questo grazie anche alla partnership con lo storico sponsor della squadra Lancia, la Martini, che sino al 1994 sponsorizzò ininterrottamente la manifestazione per sedici edizioni.

I ricordi di Pregliasco

Un pilota che ha tanti ricordi legati alla Sardegna e a quel periodo è Mauro Pregliasco. Il campione di Millesimo oggi 75enne, è stato quest’anno gradito ospite della manifestazione ed apripista di questa edizione del Costa Storico. «Sono venuto per la prima volta in Sardegna nel 1976 ospite del Cala di Volpe – ha ricordato –. La Lancia mi aveva spedito lì insieme a mia moglie Aurelia e mio figlio Luca perché ero convalescente dopo un brutto incidente di corsa. Ricordo che Roger Moore era anche lui in hotel perché stava girando il film “007 la spia che mi amava” insieme a Barbara Bach. La Costa Smeralda era infatti già al top del glamour in quegli anni. La Sardegna allora non conosceva i rally, poi grazie al Costa Smeralda ha imparato ad amarli, arrivarono nell’isola la Fiat, Markku Alen e tanti altri campioni e si è creata sin da subito una sinergia pazzesca con la gente. E poi i giornalisti ci venivano volentieri, erano ospitati in un posto bellissimo come la Costa Smeralda, ed aiutarono anche loro a diffondere l’immagine della gara e dell’isola. E così nel 1979, esattamente 40 anni fa, ho partecipato alla seconda edizione del Rally Costa Smeralda sull’Alfa Romeo GTV che era una gruppo 2 ed aveva 185 cavalli, finendo terzo assoluto alle spalle delle Fiat 131 Abarth di Bettega e Lucky. L’anno dopo l’ingegner Carlo Chiti mise il turbo a quella stessa vettura e nacque la mitica Turbodelta, sulla quale corsi in Costa Smeralda l’anno dopo ritirandomi. Una grande macchina perché aveva ben 400 cavalli di potenza, che emetteva un sibilo strano quando si azionava il turbo, e fu così ribattezzata dagli spagnoli “l’uccello selvaggio”. Ricordo che alla presentazione al Balocco l’allora presidente dell’Iri Massaccesi fece un giro con me, salendo in macchina addirittura con il cappotto. L’anno dopo tornai al Costa Smeralda sulla Lancia Stratos, vinsi anche una prova davanti ad Alen ma poi mi sono dovuto fermare». Ma Pregliasco è diventato famoso in Sardegna per la sua affabilità con i tifosi e poi perché corse con un navigatore sardo, il gallurese Nicola Imperio. «Ho tantissimi ricordi, in particolare tante spaghettate mitiche a casa di un professore vicino ad Olbia, che faceva delle pastasciutte in pentole da 30 chili-. E poi quanti porcetti abbiamo mangiato, ma i ricordi più belli sono quelli di Luogosanto dove la signora Maria, la madre di Nicola, ci faceva mangiare delle prelibatezze, abbiamo fatto a casa sua delle cene davvero indimenticabili. Imperio lo conobbi per caso, perché cercavo un peso per vedere quanto pesava la mia Alfa Turbodelta e lui si offrì di accompagnarmi sedendosi in vettura. Iniziò così la nostra amicizia, un’avventura che ci permise di correre insieme l’Europeo nel 1986 e di finire quel Costa Smeralda quinti assoluti, cioè “primi degli umani”, visto che sulla Lancia 037 West delle Tre Gazzelle finimmo dietro tre Delta S4 ed una Peugeot 205».
 

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