La Nuova Sardegna

Uno sguardo dentro la fabbrica dei film

di Fabio Canessa
Uno sguardo dentro la fabbrica dei film

Il regista Stefano Incerti autore di un libro che spiega nei dettagli come si realizza un’opera cinematografica

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SASSARI. In copertina una foto di Rainer Werner Fassbinder. Non a caso. Perché è da un testo del grande cineasta tedesco (in riferimento a Douglas Sirk di cui era grande ammiratore) che riprende il titolo: “I film liberano la testa”. Autore del volume pubblicato da Meltemi Editore, ben 730 pagine, è il regista Stefano Incerti che ha diretto film apprezzati come “Il verificatore” e “Gorbaciof”. Da alcuni anni insegna cinematografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli ed è proprio da un suo corso che nasce il libro.

COME SI FA UN FILM? Questa la domanda di partenza. Per comprendere il processo di ideazione, scrittura e realizzazione di un’opera cinematografica, vengono presi in esame alcuni capisaldi della settima arte. Una scelta funzionale alle esemplificazioni dei concetti sui quali Incerti fonda la sua “Teoria e analisi del cinema”, per citare il sottotitolo del libro, strutturato in dieci capitoli incentrati su altrettanti film ma che toccano anche altre opere e si aprono a diversi approfondimenti.

Il volume comincia con un focus su “La jetée” di Chris Marker, cortometraggio sperimentale del 1962 che si presenta come una sequenza di fotografie e permette a Incerti di riflettere sull’immagine statica, ma anche sulla memoria e il tempo. Tra le questioni affrontate anche quelle del montaggio, con particolare riferimento ai maestri russi che ne ha teorizzato la centralità (Kulesov, Pudovkin, Ejzenstejn) e l’inquadratura, analizzata attraverso l’opera di Kubrick e Hitchcock.

IL DECALOGO. Il secondo capitolo partendo dal “Decalogo” di Krzysztof Kieslowski, si concentra invece su aspetti come l’idea drammatica, il tono, l’uso del colore e arriva a toccare la spiritualità nel cinema ricordando lo stile trascendentale di cui parla Paul Schrader in relazione a Ozu e Bresson. Nella parte successiva tutto ruota su “THX 1138” con Incerti che confronta il cortometraggio che fu la tesi di laurea di George Lucas poi diventato il suo primo lungometraggio (in italiano conosciuto con il titolo “L’uomo che fuggì dal futuro”). Un lavoro di fantascienza che permette di allargare il discorso ad altre amatissime opere del genere distopico: da “Metropolis” di Fritz Lang a “Brazil” di Terry Gilliam, passando per la pietra miliare, “Blade Runner”, del regista Ridley Scott.

I PERSONAGGI. Il quarto capitolo è dedicato a “Elephant Man” di David Lynch, occasione di ragionare sulla costruzione dei personaggi e sulla centralità del conflitto (interno, personale e sociale) nella narrazione. Più in generale il lavoro di Lynch permette di fare un esempio di come un regista possa trovare una fonte di ispirazione nella pittura: nel suo caso da opere di Magritte e soprattutto Francis Bacon.

Si passa quindi a Roman Polanski del quale viene preso in esame “L’inquilino del terzo piano” con un’analisi comparata tra il film e il romanzo sul quale è basato. Dopo un altro capitolo incentrato su “Amores perros” di Alejandro Gonzales Inarritu, l’analisi di Incerti va a toccare il cinema dei Dardenne puntando l’attenzione su uno dei loro film più importanti: “Rosetta”.

FORMA E CONTENUTO. Le scelte dei fratelli belgi aiutano ad affrontare il discorso del rapporto tra forma e contenuto, ben chiaro nel loro modo di indagare la realtà umana e sociale. Con il focus su “La vita di Adele” di Abdellatif Kechiche e quello su “Magnolia” di Paul Thomas Anderson, rispettivamente nell’ottavo e nel nono capitolo, vengono toccati altri aspetti come quelli del corpo e del desiderio nel film del regista franco-tunisino e del gioco delle corrispondenze nel lungometraggio dell’autore americano. A chiudere il volume un capitolo dedicato a Terrence Malick e al suo cinema esistenzialista, con fari puntati su uno dei suoi capolavori: “La sottile linea rossa”.

GRANDI ESEMPI. Un libro prezioso quello di Incerti e non rivolto esclusivamente a chi studia cinema. Tante persone appassionate della settima arte potranno trovare tanti spunti curiosi su cui riflettere e comprendere aspetti che guardando i capolavori del grande schermo non si colgono. Curato nel dettaglio, arricchito da immagini, è una lettura piacevole e istruttiva anche per chi vuole semplicemente conoscere meglio il processo di creazione di un’opera cinematografica. Attraverso l’analisi di grandi film che, come ricorda il titolo del libro, “liberano la testa”.

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