Il commento di un giovane promettente: Michelangelo Pira
28 aprile 2021
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Entrata in vigore il primo gennaio 1948 la Costituzione repubblicana, il 26 febbraio l’Assemblea costituente promulgò lo Statuto speciale della Sardegna con la legge costituzionale numero 3. L’anno successivo, l’8 maggio, si svolsero le prime elezioni regionali – con un’affluenza dell’85,1% – vinte dalla Dc che trovò l’accordo con il Psd’Az per una giunta centrista guidata da Luigi Crespellani. Sulla Nuova il risultato elettorale fu commentato da Michelangelo Pira, allora poco più che ventenne, destinato a diventare uno dei più importanti intellettuali sardi: «Gli stessi democristiani onesti ed intelligenti si sconsigliavano una maggioranza assoluta – scriveva il giornalista e antropologo bittese nell’articolo intitolato “Prime osservazioni” –. Ora, è avvenuto che quella invocata distribuzione di voti è avvenuta. Ma gli elettori nel farlo miravano essi al raggiungimento di quel fine? Credo di no. Non si può infatti concepire che elettori maturi (...) potessero poi dare il proprio voto ad esempio al partito monarchico». Allo stesso tempo Pira ritiene che l’aumento dei voti sardisti sia tutt’altro che un «equivoco elettorale». È anzi dovuto al «giudizio sereno e logico degli indipendenti preparati che sanno distinguere quello che col loro voto possono risolvere (...) E quegli elettori non saranno assolutamente disingannati».