La Nuova Sardegna

Enzo Favata: «L’isola la raccontiamo con le parole e il jazz»

di Andrea Musio
Enzo Favata: «L’isola la raccontiamo con le parole e il jazz»

Il musicista protagonista con il geologo Mario Tozzi dello spettacolo “Mediterraneo”, in tour  in Sardegna

13 gennaio 2022
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L’antica storia del Mediterraneo e delle terre che lo circondano raccontate dal punto di vista geologico, arricchito da leggende, teorie, interpretazioni e studi approfonditi ed accompagnati dal jazz. Quattro serate allestite dal Cedac con un duo d’eccezione Mario Tozzi, il geologo noto al grande pubblico per le sue trasmissioni televisive, ed Enzo Favata, sassofonista jazz apprezzato sulla scena internazionale. “Mediterraneo - Le radici di un mito” sarà in scena in Sardegna  al cineteatro di Olbia, poi Lanusei, nel teatro Tonio Dei per poi trasferirsi sabato sera al teatro San Bartolomeo di Meana Sardo e concludere il tour, domenica, al Teatro Comunale di San Gavino Monreale. «Quello che porteremo in scena – spiega il sassofonista algherese Enzo Favata – è uno storytelling in continua evoluzione, nato da un progetto che con Mario Tozzi portiamo avanti da ormai sette anni. È il racconto della Storia e di una storia, in cui ci sono una infinità di informazioni. È uno spettacolo complesso ma facilmente fruibile perché c’è un approccio evocativo, un aspetto divulgativo, tecnico-scientifico e di intrattenimento».

Da Atlantide ai grandi cataclismi delle ere geologiche e come queste, nei tempi moderni hanno influito sull’andamento della storia. «In queste date – continua Favata – l’ago della bilancia si sposterà sulla storia della Sardegna dal punto di vista delle scienze della terra. Si parlerà anche di Atlantide, le colonne d’Ercole secondo la teoria di Frau, del fatto che si potessero collocare là dove oggi c’è la Sardegna. Il pubblico in questo spettacolo vive un’esperienza di conoscenza ma allo stesso tempo la riscoperta partendo da un’ipotesi abbastanza confermabile, di ciò che siamo stati. C’è un aspetto romantico in questo, un po’ come quando si racconta di Ulisse o del grande vichingo Ragnarok. Ci sono dei dati storici che segnano i passi principali ma poi tutto il resto è romanzato».

Uno spettacolo ben bilanciato fra narrazione e musica con le composizioni originali di Favata alle prese con i suoi sassofoni, il clarinetto e i live electronics. «Saremo su un palcoscenico vuoto, noi narratori di un memoria antica, storia epica della Sardegna e del mediterraneo, Tozzi con le storie verbali io con quelle sonore per circa novanta minuti, un continuum di musica e parole, progressione e climax in crescendo. C’è un ottimo interplay fra di noi, come se fossimo due strumenti musicali. Ci sono dei momenti di improvvisazione per entrambi e un atteggiamento sul palco tipico del jazz. Mario galleggia avanti e indietro nel tempo, io gli creo delle tessiture musicali sulle quali racconta delle storie incredibili. Musicalmente è composto da due punti salienti. Nella prima parte suono delle melodie mentre, nell’altra, improvviso con i miei strumenti e la musica elettronica. Utilizzando una loop station posso registrare in tempo reale e suonare sopra la base appena creata con un gran numero di canali e quindi di possibilità di variazione. La bellezza dello show sta anche in questo perché sempre diverso. Partiamo da un canovaccio che fa da base ma il risultato può cambiare seguendo molteplici fattori, inclusa la reazione del pubblico, così come accade nei concerti. Il nostro è un connubio molto particolare. Mario ha un modo di lavorare ed esibirsi che ricorda molto il jazz, se fosse un musicista sarebbe un ottimo jazzista». La parte narrata, scritta dallo stesso Tozzi, è il frutto di anni di studio, pubblicazioni scientifiche internazionali, riconosciuto dalla comunità scientifica anche come ottimo divulgatore, dimostrato nei tanti programmi televisivi, campione di ascolti.

Anche l’aspetto musicale porta dietro di sé anni di studi e tecniche raffinate da contaminazioni geografiche e storiche che ha portato, ed ancora oggi, porta Favata a suonare in tutti i continenti, dal Polo Nord alle terre più interne dell’Africa. «C’è molta tecnica dietro. Tra progressioni e scale, armonia e algoritmi dell’elettronica, ma quello che viene percepito dal pubblico è un racconto musicale. Tecnica e ricerca per raccontare la storia. All’interno si trovano anche spiegazioni di eventi storici: come una grande alluvione che, probabilmente, ha portato alla sconfitta di Napoleone nella battaglia di Waterloo e ancora, per esempio, come il freddo e buio inverno raccontato da Mary Shelley nel romanzo “Frankenstein” fosse dovuto a una eruzione vulcanica e le sue ceneri trasportate da nuvole e venti in tutta l’Europa».

Ulteriori informazioni sul sito cedacsardegna.it
 

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