La Nuova Sardegna

Cinema

Il tris d'assi Scorsese-DiCaprio-De Niro «Ecco come i bianchi tradirono i nativi»

di Alessandro Pirina
Leonardo DiCaprio, Martin Scorsese, Robert De Niro e Lily Gladstone sul red carpet della première di “Killers of the Flower Moon”
Leonardo DiCaprio, Martin Scorsese, Robert De Niro e Lily Gladstone sul red carpet della première di “Killers of the Flower Moon”

Il regista e le due leggende fuori concorso a Cannes con “Killers of the Flower Moon” sulla tribù Osage

22 maggio 2023
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Dire che a Cannes c’è Hollywood è forse anche troppo riduttivo. Perché quando ci sono De Niro e DiCaprio diretti da Scorsese si parla di cinema che varca qualsiasi confine, di decine di film campioni al botteghino, pluripremiati ed entrati nella storia. “Killers of the Flower Moon” si candida ad arricchire questa lunga lista. I nove minuti di applausi alla première di sabato sera con un parterre da notte degli Oscar - da Tobey Maguire a Cate Blanchett, da Robbie Williams a Salma Hayek, fino alla principessa Carolina di Monaco - sono solo un antipasto del percorso di quello che già è considerato il film dell’anno. Adattamento dell’omonimo libro di David Grann del 2017, il film parla della serie di omicidi che colpì negli anni Venti la tribù dei nativi americani Osage in Oklahoma, che, a differenza di altre tribù, erano una comunità molto ricca perché sotto le loro terre si trovava il più grande giacimento petrolifero del Paese.

«Con lo sceneggiatore, Eric Roth, intendevamo raccontare la storia dal punto di vista dell'Fbi, come nel libro – ha spiegato Scorsese ai giornalisti –. Dopo due anni di scrittura, Leo (Di Caprio, che è anche il co-produttore del film, ndr) è venuto a trovarmi e mi ha detto che ci mancava il cuore di questa storia. Ho così organizzato un incontro con i rappresentanti del popolo Osage e da questo ho imparato molto. Ho capito che la storia era lì, in questi personaggi di cui si è scritto poco. Fa capire come si è attuato il tradimento degli indigeni da parte dei bianchi».

«Martin è straordinario – ha aggiunto DiCaprio –. Tira fuori il lato più umano anche nei personaggi più crudeli. Lì, è stato un ritorno ai film epici degli anni '40, con quella storia d'amore contorta e bizzarra al centro di tutto (tra il suo personaggio e Molly, un membro benestante della comunità di Osage, interpretata da Lily Gladstone, ndr)». Robert De Niro nel film è lo zio di DiCaprio, un personaggio che si ritroverà al centro di manipolazioni e omicidi. «Non capisco come sia potuto esistere il mio personaggio, proprio non lo capisco. Ha la sua forma di intelligenza, poliedrica. Ma è un idiota. Non so perché l'abbia fatto, ma ho fatto del mio meglio per rappresentarlo in diversi momenti della sua vita».

L’incontro con i giornalisti - presente anche il resto del cast, da Lily Gladstone a Jesse Plemons - è stata anche l’occasione per parlare della guerra in Ucraina. «Sono molto nervoso per l'aggressione della Russia; molto nervoso per l'intera area – ha commentato Scorsese –. Le generazioni più giovani non sembrano ricordare la Seconda Guerra Mondiale. Non ricordano le nazioni balcaniche e cosa è successo lì, e cosa è successo con la Polonia nel 19esimo secolo, e ancora con i russi. Dobbiamo sostenere i Paesi che stanno tentando una sorta di processo democratico».

Nella giornata di ieri ancora grandi star sulla Croisette. Da Natalie Portman e Julianne Moore, protagoniste di “May december” di Todd Haynes, a Jennifer Lawrence per il documentario “Brad and Roses” da lei prodotto, a Jude Law e Alicia Vikander, protagonisti di “Firebrand” di Karim Ainouz.
 

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