La Nuova Sardegna

L'intervista

Vanessa Scalera: «Salire sul palco è pura adrenalina. Imma Tataranni? Uno tsunami»

di Alessandro Pirina
Vanessa Scalera: «Salire sul palco è pura adrenalina. Imma Tataranni? Uno tsunami»

L'attrice sarà a Tempio, Olbia, Lanusei e San Gavino con La sorella migliore. «Un dramma familiare che pone attori e pubblico davanti a un dilemma etico»

25 gennaio 2024
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Un dramma familiare in cui l’amore entra in conflitto con il senso di colpa e il rimorso. Un uomo, colpevole di un gravissimo omicidio stradale, viene a sapere che la donna da lui investita e uccisa anni prima avrebbe avuto, per chissà quale male, nell’istante dell’incidente, solo tre mesi di vita. La preziosa notizia che potrebbe portare a una nuova sentenza non viene accolta allo stesso modo da tutti, l’ipotesi che l’errore compiuto venga ridimensionato grazie a un referto clinico suscita nuovi interrogativi, soprattutto tra le sorelle dell’uomo - non legali ma etici - sulla necessità dell’espiazione e sul significato del perdono. Il dilemma è al centro di “La sorella migliore” di Filippo Gili, lo spettacolo con Vanessa Scalera che, sotto le insegne del Cedac, sarà in scena oggi a Tempio, domani a Olbia, sabato a Lanusei e domenica a San Gavino. Al suo fianco, diretti da Francesco Frangipane, Daniela Marra, Giovanni Anzaldo e Michela Martini.

Vanessa, “La sorella migliore” è un dramma sui dilemmi della vita. Cosa l’ha colpita di questo testo?
«La scrittura di Filippo la conosco da anni. Tutti i suoi testi ti mettono di fronte a delle scelte, alla peggiore delle scelte. È quello che mi interessa, quel buco nero che poi pone al pubblico, ma anche allo stesso interprete sempre la stessa domanda: cosa, avrei fatto io al suo posto? È un testo che fa pensare».

Lei è la sorella migliore. Ma c’è anche una sorella peggiore.
«In realtà, il pubblico torna a casa senza riuscire a definire i ruoli. Non so quale delle due sia la migliore. Sono entrambe migliori e peggiori allo stesso tempo. Per capire bisogna vedere lo spettacolo, ma posso dire che hanno entrambe ragione».

Nel mondo ci sono più Sandre o più Giulie?
«Tutti siamo in parte l’una e l’altra. O anche tutte e due assieme».

Cosa è per lei il palcoscenico?
«Per chi non fa questo mestiere è difficile spiegare cosa si prova. Uno può pensare che siamo dei pazzi che ci buttiamo là sopra con tanta gente davanti, in scena da soli, con l’emozione, la memoria. Invece, è una delle felicità più grandi che la vita può offrire. È difficile spiegarlo. Non è una gara ma ha che fare con l’adrenalina, quella che ti dà anche lo sport. È pura passione».

Prima volta in Sardegna?
«La conosco per le vacanze, ma non ci ho mai recitato. Sono curiosa di vederla in inverno».

Ha fatto teatro, cinema, tv. Poi è arrivata “Imma Tataranni”. Come è stato quello tsunami di popolarità?
«La percezione grande la ho a teatro. È quello che ti dà la cognizione del successo: la gente che viene, che ti aspetta».

Perché Imma piace tanto?
«Sono quattro anni che rispondo a questa domanda, e sono certa che continuerò a riceverla. Non lo so, è stato davvero uno tsunami. Imma è un personaggio strano, io ero una outsider per la tv italiana, attori bravi, scrittura brillante: credo siano stati questi gli ingredienti del successo».

In questi anni ha portato in tv Eduardo. I classici funzionano sul piccolo schermo?
«Picomedia e la Rai hanno fatto un ottimo lavoro di riscoperta di Eduardo. È stato uno dei più grandi. E per me è stato un onore interpretarlo».

In “Napoli milionaria!” c’è anche il sardo Jacopo Cullin.
«Un attore straordinario, un ragazzo meraviglioso. È stato bravissimo in un ruolo che solitamente è napoletano ma che Luca Miniero, il regista, ha deciso di affidare a lui. Jacopo è stato magnifico».

Quest’anno è anche al cinema con “Palazzina Laf” di Michele Riondino.
«È una storia tutta maschile, che parla di acciaieria. Il mio è un piccolo ruolo, ma ho accettato, perché io sono pugliese e mi andava di fare parte di una storia che conoscevo e che in pochi conoscono. Non è solo l’Ilva, ma è la storia della prima causa di mobbing in Italia in una grande fabbrica. Un’opera di denuncia che racconta benissimo una storia nerissima. È uno di quei film che quando li fai vai a dormire serena».

Cosa c’è nel suo 2024?
«Ho appena finito di girare per Netflix una serie diretta da Claudio Cupellini. E poi ho tanti altri progetti».

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