La Nuova Sardegna

L'intervista

Andrea Scanzi: «Contro la destra della Meloni serve un Campo largo alla sarda»

di Alessandro Pirina
Andrea Scanzi: «Contro la destra della Meloni serve un Campo largo alla sarda»

Il giornalista a Cagliari con il suo spettacolo già sold out

12 maggio 2024
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Chi lo segue sulle colonne del Fatto quotidiano e nei talk show politici conosce l’arguzia e la tagliente ironia di Andrea Scanzi. Ora il pubblico sardo, perlomeno quello più fortunato visto che lo spettacolo è già sold out da un paio di settimane, potrà gustarselo dal vivo il 26 maggio al Teatro Massimo di Cagliari, dove il giornalista aretino sarà in scena con “La sciagura. Cronaca di un governo di scappati di casa”, tratto dall’omonimo bestseller edito da Paper First.

Scanzi, spettacolo comico o politico?

«Spettacolo satirico mi sembra la definizione più giusta. Quando si parla di satira si fa ridere ma si fa anche informazione».

Perché quelli che definisce “scappati di casa” vincono le elezioni?

«Lo dico anche nello spettacolo, i motivi sono molteplici. Intanto, ancora oggi la Meloni viene percepita come brava. Molti italiani hanno capito che la classe dirigente è molto bassa, ma lei fa la differenza e sta tenendo più del governo. Poi, ricordiamoci che l’informazione è quasi tutta dalla parte della Meloni. Alla Rai e Mediaset tutti, eccetto Report e la Berlinguer. Tutti si informano lì e capisci perché si è convinti che la Meloni sia brava».

Chi sono questi scappati di casa?

«Nello spettacolo li faccio vedere: Piantedosi, Nordio, Lollobrigida, la Santanché, la Roccella, Sgarbi che si è dimesso ma si ricandida, Sangiuliano, Pichetto Fratin… dimenticavo Pozzolo, il pistolero».

Non salva nessuno?

«Qualcuno non lo cito perché non voglio generalizzare. Qualcuno da salvare c’è. Crosetto è anni luce lontano da me ma ha una sua competenza. Non definisco uno scappato di casa Abodi, e nemmeno Schillaci. Questi sono i primi tre nomi che mi vengono in mente, ma forse a cinque non ci arrivo».

E le opposizioni come stanno?

«Tendenzialmente l’italiano medio guarda più a destra, ma se siamo in questa situazione c’è anche molta colpa dell’opposizione. Nonostante tutti i disastri di questo governo gli italiani non vedono una alternativa. Sta fallendo il centrosinistra, sta fallendo il Campo largo: questo spiega il perché della vittoria della Meloni e la forte astensione».

Ma il Campo largo resta l’unica strada percorribile?

«Credo di sì, ma il Campo largo alla sarda. Il modello Todde. Per prima cosa serve un candidato forte, nuovo, ma che non sia impreparato: cosa che dopo la Sardegna non è stata ripetuta né in Abruzzo né in Basilicata. Secondo elemento: il Campo largo deve essere Conte, Schlein, Fratoianni e la società civile. Renzi e Calenda lasciamoli fuori, che è quello che è successo in Sardegna. Lo so che ci vorrà del tempo, è un percorso lungo e faticoso. Ma pensiamo al fatto che il Pd e il M5s fino a due mesi fa neanche si parlavano. Il centrosinistra non è come la destra, dove ti metti assieme e vinci le elezioni. È un percorso lento. Ecco perché sono sicuro che questo governo durerà cinque anni».

La Rai è in subbuglio.

«C’è un clima molto pesante. Non c’è nulla di nuovo, perché qualsiasi governo ha sempre cercato di punire due settori: l’informazione e la magistratura. Lo ha fatto Berlusconi, lo ha fatto Renzi, ma questi lo fanno in maniera più sfacciata. In Rai non si erano mai visti questi toni. Tutti l’hanno cannibalizzata ma loro lo fanno con una strafottenza e una tracotanza spaventosa. Se ne fregano, boicottano lo sciopero, loro sono potenti. Io non ricordo una Rai occupata in questo modo. La lottizzazione c’è sempre stata, ma persino Berlusconi lasciava qualche rimasuglio di sinistra, perché sapeva che facevano ascolti. Questi occupano e distruggono. Arroganza e ignoranza: un cocktail micidiale».

Come andranno le Europee?

«Vincerà la Meloni, sfiorerà il 30 per cento: le auguro di fare come Renzi e Salvini. Di solito, le Europee portano una sfiga pazzesca. Credo che il Pd andrà sopra i 5 stelle, la Lega andrà male, ma la sua caduta sarà attutita da Vannacci. In generale, vedo nomi terrificanti».

I leader sono in campo.

«Per me è insultante che i leader si candidino. Schlein, Meloni, Tajani, Calenda prendono in giro gli italiani».

Insomma, non salva nessuno?

«Persone come Giuseppe Antoci e Cecilia Strada».

Ilaria Salis?

«Secondo me la candidatura ha un unico pregio e tanti difetti. Il primo è che si tenta di salvare una ragazza che, colpevole o innocente, rischia la vita perché in Ungheria non c’è democrazia. Dunque, per questo capisco Fratoianni. Ma al di là questo è un autogol, perché oltre al fatto che anche qualora venisse eletta non credo che l’Ungheria ce la ridarà, candidare una persona che in Italia è già stata condannata in via definitiva significa prestare il fianco a critiche che infatti già sono arrivate . Ilaria Salis è una donna con un passato giudiziario non intonso».

Lei per chi voterà?

«Il partito non lo so ancora, ma poiché credo nel Campo largo ma non larghissimo penso che sceglierò o il Pd molto Schlein e niente Renzi o un bel nome dei 5 stelle o uno di Fratoianni. L’asticella propende per queste ultime due opzioni».


 

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