Massimo Boldi: «A Verdone devo la mia svolta al cinema, con De Sica siamo la coppia perfetta»
L’attore oggi 28 settembre a Cagliari riceverà il Premio alla carriera: «La prima volta nell’isola fu a Santa Teresa con la mia band: ci invitò Vittorio Inzaina»
Cabaret, televisione, cinema. Quasi sessanta anni di carriera per Massimo Boldi che li ha vissuti tutti da protagonista. Gli esordi al Derby, Canzonissima con la Carrà, le tv private con Teocoli, il successo a Canale 5, il Fantastico di Celentano, l’accoppiata vincente con De Sica che ogni Natale lo vedeva trionfare al botteghino. Insomma, un cursus honorum che lo ha condotto ai piani alti dello spettacolo. Ed è per questo che oggi l’attore lombardo, 79 anni, sarà a Cagliari per ricevere il Premio alla Carriera, organizzato dalla Associazione Events Partners, che sarà consegnato anche al regista Pupi Avati, alla scrittrice Barbara Alberti, al cantautore Piero Marras, al giornalista e scrittore Francesco Merlo, al cantante lirico Francesco Medda. Appuntamento alle 20 al Teatro Massimo.
Boldi, premio alla carriera, una carriera molto lunga. Ma quando ha iniziato immaginava che avrebbe festeggiato i sessant’anni sul palcoscenico?
«Sinceramente no, lo facevo solo per divertimento. Ai tempi neanche facevo questa professione qua...».
Qual era il suo sogno da bambino?
«Volevo solo giocare, pensavo a divertirmi. E a fare divertire i miei compagni. Ho fatto le elementari a Luino, dove sono nato. Ricordo che la maestra usciva dall’aula per fumare e mi diceva: “Boldi, vieni con me e raccontami una barzelletta”».
Gli inizi come batterista: lavorò con Gino Paoli, Al Bano, Claudio Lippi, Ricky Gianco. Come ricorda quegli anni?
«Anni magnifici, straordinari. Quando sei molto giovane tutto quello che fai ti piace. La musica era puro divertimento, anche se allora sognavo di fare qualcosa di importante. E tutto sommato qualcosa l’ho fatta...».
Ha mai avuto rimpianti per avere lasciato la musica?
«Assolutamente no».
Quanto è stato importante per lei Enzo Jannacci?
«Determinante. Enzo era soprattutto un medico che si dilettava a fare l’artista. Ha fatto delle cose straordinarie insieme ad altri grandi artisti come Gaber, Lauzi, Villaggio. Tutti quelli che lavoravano di notte al Derby».
Fu proprio Jannacci a portare lei al Derby. Nel club eravate tutti amici?
«Io ho fatto le mie amicizie lavorando all’interno, suonavo nell’orchestra base del locale. Lì ho incontrato Pozzetto, Cochi, sono diventato amico di Jannacci. Furono proprio loro a mettermi su questo binario e a dirmi: vieni avanti con noi. E io ho detto: proviamo. Ma nel frattempo la mia vita continuava, perché bisognava anche campare. Di giorno facevo il vetrinista, poi andavo alle scuole serali e la notte suonavo al Derby».
Il successo in tv con Canzonissima. In una recente intervista ha detto che Raffaella Carrà la odiava, non la capiva. È poi riuscito a farle cambiare idea?
«Chiariamo questa cosa. Allora Raffaella era la Carrà, io non ero nessuno. Facevo parte del gruppo di Cochi e Renato e mi ritrovai a lavorare a Canzonissima. A un certo punto lei puntò i piedi e alla terza puntata disse: “non ho un contratto per lavorare con Boldi”. Fu imbarazzante per me, fu imbarazzante per il direttore della Rai. Poi però la cosa si sistemò e abbiamo più volte lavorato insieme».
Il suo personaggio più famoso, Max Cipollino, nasce da una gag con Teo Teocoli. Come andò?
«Eravamo in un programma delle tv private lombarde, Antenna 3 di Legnano. Avevamo deciso di fare uno spettacolo con un bambino che racconta cose che non fanno ridere - e invece la gag faceva ridere eccome -. Teo doveva presentare questo bambino, che ero io vestito da clown. “Adesso ci racconta una barzelletta Ci... Ci... Ci...”. Io pensavo: “che cazzo sta dicendo?”. Alla fine: “Cipollinoooo!”. Così nasce il mio personaggio».
Il Fantastico di Celentano con Heather Parisi, Marisa Laurito e Maurizio Micheli: che esperienza fu?
«Una esperienza importante. Anche perché eravamo un gruppo ben amalgamato».
Per Celentano però aveva tradito il suo amico Silvio Berlusconi...
«Ero andato via da Canale 5 pur avendo un contratto in esclusiva. Me lo aveva chiesto Adriano. Ai tempi come si poteva dire di no al sabato di Rai 1 per di più con Celentano?».
Berlusconi la perdonò e la riaccolse a Canale 5.
«Facemmo un patto di amicizia e di lavoro. Mi perdonò e ritornai a lavorare a Canale 5. La prima trasmissione fu “Una rotonda sul mare”. Poi arrivarono tanti altri programmi. “Scherzi a parte” su tutti».
Berlusconi le ha mai chiesto di candidarsi? Lei aveva già avuto una esperienza con il Psi di Bettino Craxi...
«No, mai».
Capitolo cinema: dopo anni di ruoli da comprimario chi è stato a farle fare il salto da protagonista?
«Carlo Verdone. Fu lui a volermi nel film “I due carabinieri”».
L’asse Roma-Milano si ripeterà con Christian De Sica. Per anni siete stati la coppia d’oro del cinema italiano: guadagnavate tanto?
«Guadagnavamo molto bene. Ma quando guadagni certe cifre vuole dire che fai guadagnare molto anche altri. Come un cantante che vende i dischi».
A Cagliari ritroverà Pupi Avati, che la volle protagonista di “Festival”. Pensava o sperava che la svolta drammatica avrebbe avuto un seguito?
«Non nego che mi sarebbe piaciuto fare almeno un altro film di quel genere».
Teocoli o De Sica: qual è stata la coppia perfetta?
«De Sica».
Tornerete a lavorare insieme?
«Ebbè, certo».
Questo premio alla carriera arriva dalla Sardegna. Il suo primo ricordo dell’isola?
«La prima volta venni con il mio gruppo musicale, la Pattuglia azzurra. Ci invitò Vittorio Inzaina per cantare a Santa Teresa di Gallura».
Sardegna sono stati anche diversi set, da “Paparazzi a Olè”, alla serie “Un ciclone in famiglia”. Le piace girare nell’isola?
«Tanto. Si stava sempre bene sui set in Sardegna».
Oggi chi la fa ridere?
«De Sica».
Fra cento anni come vorrà essere ricordato?
«Bella domanda... ma forse come sono oggi».