Il libro sul caso Forti: «Le bugie di Chico e l’inganno agli italiani»
Il criminologo Marco Strano a Sanluri
«Il caso Forti non è complesso, la sua colpevolezza è palese. La parte più interessante è quella mediatica: come si è riusciti a convincere l’opinione pubblica dell’innocenza di una persona a fronte della sua evidente responsabilità». Il criminologo Marco Strano parla così del suo libro “Le bugie di Chico. L’ergastolano che ci ha ingannati per vent’anni”, che lo stesso autore presenta venerdì 9 maggio a Sanluri alle 16 nel Cortile del Castello in un dialogo con Marianna Chessa, nell’ambito IX Festival Sanluri Legge. Direttore del Dipartimento di psicologia militare e di polizia di Unarma, Strano analizza nel suo testo l’attività investigativa che ha portato alla condanna di Forti per l’omicidio di Dale Pike, figlio di un imprenditore con cui era in trattativa per la compravendita del Pike Hotel di Ibiza.
Come è nato questo libro?
«Inizialmente mi sono interessato perché contattato da amici e parenti per aiutarli a dimostrare la sua innocenza. Non conoscevo neanche il caso. L’ho studiato, sono andato a Miami, e mi sono reso conto che invece era colpevole. Ho informato di questa convinzione e si è interrotta la collaborazione. Successivamente, i miei colleghi di Miami, accusati in Italia di averlo incastrato, mi hanno chiesto di approfondire e tutelare il loro onore professionale».
Quali sono le prove della sua colpevolezza?
«Intanto le bugie dette durante l’interrogatorio alla polizia. Mano mano che venivano scoperte lasciavano spazio ad altre per coprire le precedenti. Poi il movente, fortissimo: contava sulla compravendita e se non l’avesse portata a termine avrebbe avuto grandi problemi economici. Il terzo elemento è l’opportunità: era sulla scena del crimine quando è avvenuto l’omicidio, ha anche agganciato una cella telefonica. E poi la pistola: la calibro 22 non è un’arma usata dalla malavita, e guarda caso Forti ne aveva acquistata una poca mesi prima. Manca solo il testimone oculare, ma i casi non si risolvono solo con i testimoni».
Perché l’opinione pubblica italiana si è schierata a favore di Forti?
«Perché è stata orientata con una tecnica professionale. Nel libro spiego come è successo. Un gruppo di lavoro ha fatto un’operazione di manipolazione dell’opinione pubblica fin dall’inizio. Hanno eliminato sistematicamente le informazioni contrarie dalla comunicazione, anche nelle reti nazionali. Poi sono state fornite informazioni false, riprese dai media in maniera acritica senza verifica. È stata anche fatta una raccolta fondi enorme e quando qualcuno esprimeva dubbi veniva attaccato sui social».
Cosa l’ha colpita analizzando gli atti del processo?
«Tutte le situazioni illecite legate a truffe che coinvolgono Forti prima dell’omicidio. Sono emersi aspetti non conosciuti, sentenze di risarcimento danni e attività di compravendita immobiliare discutibili. L’opposto di come è stato dipinto in questi anni. I miei colleghi mi hanno anche raccontato che Forti a Miami avrebbe avuto rapporti con la malavita locale».
Come spiega il sostegno politico ricevuto da Forti?
«Forti e la sua famiglia sono storicamente legati alla destra. Ha poi avuto una parentesi pentastellata, cercando sponda ovunque potesse trovarla. Alcuni politici sono rimasti ingannati come l’opinione pubblica e hanno visto un bacino elettorale potenziale. C’è chi ha capito e ha preso le distanze, come Frattini. Il suo ritorno in Italia nel 2024 è diventata una vera e propria operazione politica per dimostrare che chi governa ora mantiene le promesse».
Quale epilogo si aspetta ora?
«Abbiamo la presunzione di aver modificato l’opinione di tanti italiani, con 70 mila download del libro e il video di Andrea Lombardi ispirato dal libro che ha avuto quasi 1 milione di visualizzazioni. Credo che Forti sarà rimesso in libertà, ma la cosa non avrà il risalto mediatico che avrebbe avuto se non fosse uscito questo libro. Sarebbe diventato un personaggio con una certa visibilità politica, ora questo è molto più complicato».