La Nuova Sardegna

Sassari, Franco Fiori “Tartaruga” si racconta: la prima bancarella allo stadio, il bazar, la Torres






Sassari «Ho iniziato a lavorare a 12 anni, facevo il garzone e le consegne in bicicletta in giro per la città, diciamo che sono stato uno dei primi rider di Sassari. Poi mio padre mi ha instradato al commercio e la mia prima bancarella è stata un lenzuolo steso per terra in viale Italia, con qualche articolo che mi dava lui, che per tanti anni ha avuto la postazione fissa all’Emiciclo Garibaldi con la quale manteneva tutta la famiglia». Nella passeggiata mattutina tra piazza Mazzotti, corso Vittorio Emanuele e corso Vico, Franco Fiori, commerciante sassarese di 67 anni - per tutti in città Tartaruga - immagina un centro di Sassari pieno di turisti e di locali. Nato in casa, in via Sardegna, nel 1958 in una famiglia numerosa, Tartaruga è stato tra i primi in città a credere nel merchandising legato allo sport. «Dopo le prime esperienza da ragazzino e qualche anno a Firenze – spiega risalendo il Corso – sono rientrato in città e intorno al 1987 ho iniziato a piazzare la bancarella nelle vicinanze dello stadio, dopo che qualche anno prima avevo dato una mano a un ambulante di Milano che veniva a Sassari per vendere nei mercatini e vicino agli stadi. All’inizio vendevo solo sciarpe – spiega il commerciante – ricordo che in quel periodo, tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, quella della Torres la vendevo a 3500 lire, oggi la vendo a 10/15 euro. Poi ho diversificato l’offerta e ho iniziato a proporre cuscini da stadio, gagliardetti e cappellini». Oggi, tra piercing, cartoline, bandiere e maglie di calcio e di basket Nba, gli articoli più richiesti nel suo punto vendita di corso Vico restano sempre gli stessi: la sciarpa e le t-shirt rossoblù della Torres. (a cura di Luca Fiori)

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