Il grande potere negativo, positivo e sottovalutato delle parole
Impariamo a usare quelle giuste
Possono divertire, motivare, commuovere, arrabbiare, ferire. Possiamo usarle per spiegarci, per discolparci, per incitare, per far rialzare qualcuno. Ci fanno provare emozioni sia negative sia positive. Ma ciò che spesso sottovalutiamo è il loro potere. Il potere delle parole. Gli adulti ci insegnano che vanno usate nel modo giusto. Ed è vero: le parole possono distruggerci, se usate scorrettamente. Ma perché? Il livido provocato da un colpo guarisce, una ferita si rimargina e lascia una cicatrice. Con le parole non funziona così.
Rimangono in testa, ce le ripetiamo eppure, per quanto le possiamo stravolgere, il concetto resterà sempre lo stesso. Possiamo riavvolgerle, assaporarle, discuterne, ribatterle, convincerci che in realtà non ci tocchino, eppure... non possiamo dimenticarle, mentre spesso è l’unica cosa che vorremmo fare. Capita di sentire parlare di “overthinking”, è molto diffuso, in particolare in questa generazione. È una lenta distruzione a livello emotivo di cui soffrono in molti. Gli adulti dicono che non si dovrebbero usare le mani, che si dovrebbe far uso solo del dialogo, ma fanno male entrambi, anche se in modi diversi. Le parole possono essere usate per scopi meravigliosi però spesso ci ritroviamo ad usarle nel modo sbagliato. Quante volte ci capita di dire «è vero, l’ho detto, ma ero arrabbiato in quel momento, non lo intendevo davvero»?
Per quanto possa rappresentare la verità, questa frase non annulla niente di ciò che ormai abbiamo in testa. E in questo caso ha senso scusarsi se poi non vi si può porre rimedio? La cosa migliore sarebbe dosare le parole, farle uscire dalla nostra mente solo quando siamo sicuri che non ce ne pentiremo. È una cosa difficile, eppure con una giusta dose di impegno ognuno di noi sarebbe in grado di ridurre i momenti di rabbia che portano, soprattutto nelle persone già insicure, danni che in certi casi diventano permanenti. Nelle scuole si dovrebbero educare i ragazzi anche a questo, non a usare le parole giuste (chi è che lo potrebbe insegnare?), ma a non usare quelle sbagliate. Nessuno nasce perfetto e nessuno ha bisogno di diventarlo, però possiamo impegnarci per migliorare, ogni giorno. In fin dei conti a volte basta provare.
*Elisa ha 16 anni studia al liceo classico, musicale e coreutico “D. A. Azuni” a Sassari