La Nuova Sardegna

Alghero

Carcere senza nemmeno un educatore

di Andrea Massidda
Carcere senza nemmeno un educatore

Assenti per malattia i dipendenti che si occupano del recupero dei detenuti. Il sindacato: «È una situazione intollerabile»

10 luglio 2013
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ALGHERO. Nel carcere di San Giovanni attualmente non risulta in servizio nemmeno uno dei cinque educatori che ci lavorano: a parte una di loro che è in maternità, tutti gli altri sono in malattia. Per stress, a quanto pare. A segnalarlo - proprio nel giorno dell’arrivo in città del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri - è Salvatore Sanna, referente territoriale della Cisal funzione pubblica. Il quale avverte che se non si troverà un immediato rimedio alla vicenda la sua organizzazione sindacale è pronta a segnalare tutto alla direzione generale dell’amministrazione penitenziaria. «Gli educatori di un carcere - spiega Sanna - sono figure professionali molto importanti, si tratta di funzionari giuridico-pedagogici cui sono assegnati dall’ordinamento penitenziario compiti fondamentali nell’attività di trattamento e risocializzazione dei detenuti. È impensabile poterne fare a meno, dunque, così come sarebbe assolutamente assurdo se davvero tali assenze per malattia dovessero essere giustificate, come purtroppo ci risulta, da disagi correlati all’ambiente e all’organizzazione del lavoro».

Sanna non lo dice, ma la voce che circola insistentemente è che ci siano forti dissidi tra gli educatori e il direttore del penitenziario Elisa Milanesi, 48 anni, romana da tempo trapiantata in Sardegna, ad Alghero dal 2011. «Al momento - continua Sanna - non si conoscono le reali ragioni che hanno determinato questa sorta di epidemia, anche se si è appreso che in diverse occasioni alcuni componenti della cosiddetta area trattamentale, al termine della giornata di lavoro hanno dovuto far ricorso a cure mediche per eccesso di stress. Così - continua il sindacalista - ci chiediamo chi e che cosa abbia prodotto una tale situazione, specie in un istituto che soltanto qualche anno fa veniva indicato come carcere modello. E ciò anche grazie all’imprescindibile contributo di tutti gli educatori, da sempre impegnati con professionalità in diverse attività trattamentali che hanno consentito un importante collegamento tra i detenuti e la società esterna».

Sanna conclude la sua denuncia con alcuni interrogativi. «Ci chiediamo allo stato attuale chi si relazioni con i detenuti, chi si occupa delle loro istanze e chi porterà avanti le attività trattamentali. Sono domande che pretendono una risposta immediata, prima che la situazione degeneri: il disagio si potrebbe infatti estendere agli oltre 120 ospiti del carcere e a tutti gli operatori del comparto sicurezza. Non si può più far finta di nulla».

©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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