La Nuova Sardegna

Alghero

Sechi: «Un progetto per il porto esiste ma la Regione tace»

di Gian Mario Sias
Sechi: «Un progetto per il porto esiste ma la Regione tace»

Il delegato di “Marina di Alghero” critica i silenzi di Cagliari «Con la nostra idea 400 potenziali nuovi posti di lavoro»

15 luglio 2015
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ALGHERO. «Abbiamo un progetto per rendere il porto di Alghero uno dei fattori trainanti per il turismo e l’economia della città e di tutto il territorio, ma le nostre proposte sono ferme da due anni in qualche ufficio della Regione, è davvero un’occasione sprecata». Roberto Sechi, algherese, imprenditore del settore nautico, non usa troppi giri di parole. È il delegato per il progetto “Marina di Alghero”, che ha come partner principale Marinedi srl, il gruppo che gestisce numerose marinerie sparse per l’Italia, comprese quelle sarde di Villasimius, Cagliari e Teulada. Da alcuni anni la società ha deciso di scommettere sulla crescita del porto di Alghero, «anche a costo di andare contro le resistenze locali», come spiega Sechi, per coinvolgere la città catalana in un network internazionale che punta nel giro di otto anni alla gestione di 20 marinerie di qualità in aree strategiche del Mediterraneo. «Ma il percorso sin qui è stato tutto in salita - denuncia l’imprenditore anche a nome dei suoi soci - e le risposte sperate nell’esclusivo interesse del territorio tardano ad arrivare». Quelli di “Marina di Alghero” si sentono trattati come dei parvenu, o degli ospiti sgraditi. «La sensazione è che alla città possa anche andare bene che il porto continui a essere gestito come è stato fatto sinora, senza alcuna possibilità di crescita, senza nessun profitto economico e senza creare occupazione», è la riflessione di Roberto Sechi. Non è un attacco a una parte politica precisa, «ma a uno stato di cose che va avanti da vent’anni e che coinvolge più o meno tutti quelli che hanno governato», dice Sechi. Secondo lui «si è favorito il proliferare di club nautici, che però fanno pochissima attività sportiva e curano poco l’attività sociale, finendo per rappresentare un limite alla crescita del porto, dato che si occupano solo della gestione dei posti barca dei propri soci a prezzi irrisori».

Una presa di posizione apparentemente impopolare, a causa della quale “Marina di Alghero” è stata accusata di voler far fuori le piccole imbarcazioni, creando le condizioni per una gestione elitaria del porto. «È un’eresia, siamo semplicemente contrari a una gestione che finisce per avvantaggiare sempre i soliti, impedendo ai turisti e a chiunque arrivi fuori da Alghero di fruire del porto e di servizi degni di tale nome». Per contrastare questo stato di cose, è stato presentato un progetto. «Abbiamo coinvolto un partner che ha la gestione di marinerie di eccellenza come proprio core business - dice Sechi - e abbiamo presentato un progetto, che peraltro non prevede l’aumento di cubature o altre speculazioni, col quale riteniamo di poter far fare al porto di Alghero il salto di qualità tanto atteso». Secondo gli studi e le proiezioni, «il fatturato dell’area portuale potrebbe passare dai 2milioni ai 20milioni, producendo potenzialmente 400 veri posti di lavoro», è la convinzione di Sechi e dei partner. «Qualcuno ci spieghi cosa impedisce alla Regione di darci una risposta chiara, precisa e rapida».

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