La Nuova Sardegna

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Alghero, sussidi in cambio di sesso: cinque anni all’impiegato

di Nadia Cossu
Alghero, sussidi in cambio di sesso: cinque anni all’impiegato

La corte d’appello ha ridotto di un anno la pena per il 61enne Giuseppe Farina. Nel 2013 era stato arrestato dopo le denunce di numerose donne indigenti

09 aprile 2017
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ALGHERO. Pena ridotta di un anno rispetto a quella che gli era stata inflitta in primo grado. Ma comunque una condanna per Giuseppe Farina, impiegato 61enne del Comune di Alghero finito a processo per violenza sessuale e un’altra serie di reati. I giudici della sezione staccata della corte d’appello di Sassari (presidente Mariano Brianda) hanno condannato l’imputato a cinque anni di reclusione e al pagamento di poco più di mille euro per ciascuna delle parti civili.

Farina era stato arrestato a maggio del 2013 nel suo ufficio di viale della Resistenza, ad Alghero, con delle accuse pesantissime: violenza sessuale, tentata concussione, falsità materiale, contraffazione di pubblici sigilli. Come dipendente del settore Servizi sociali, le donne indigenti avrebbe dovuto aiutarle, invece secondo l’accusa ne avrebbe carpito illecitamente i dati dal sistema informatico. In questo modo – stando alle indagini che hanno portato al suo arresto – si metteva in contatto con loro promettendo interventi economici in cambio di favori sessuali e le minacciava di ritorsioni in caso di rifiuto. Così avevano accertato i carabinieri di Alghero. E, come se non bastasse, riprendeva i rapporti sessuali con il cellulare (i video sono stati prodotti durante il processo). «Ma quali violenze, con quelle donne ho avuto delle relazioni – aveva detto in una delle ultime udienze dopo aver chiesto ai giudici di essere sentito in aula – non capisco perché mi abbiano denunciato». Secondo il pm, Farina avrebbe falsificato anche il timbro postale dell’avvenuto pagamento di fatture Enel consegnate dalle utenti per ottenere il sussidio comunale.

I carabinieri si erano mossi proprio a seguito della denuncia di una donna cui lui avrebbe garantito il pagamento di una fattura di 261 euro dopo averle fatto esplicite avances. Ma alla signora a un certo punto era stata sospesa l’erogazione dell’energia elettrica e successivamente si era vista respingere la prova dell’avvenuto pagamento della bolletta. In realtà la ricevuta sarebbe stata abilmente falsificata dall’impiegato con uno scanner per far credere all’ignara utente che il pagamento era stato effettuato.

Secondo gli inquirenti Farina avrebbe utilizzato illegalmente il sistema informatico dello Sgate (Servizio gestione agevolazioni tariffe energetiche) per individuare alcune donne in difficoltà e poi, in cambio di approcci erotici, cercare di favorirle promettendo loro assunzioni a tempo indeterminato, sussidi destinati ai poveri e pagamenti delle bollette. Diverse vittime (una trentina difese dagli avvocati Danilo Mattana, Luca Sciaccaluga, Emiliano Alfonso, Nicola Satta e Paolo Fais) avevano denunciato ricatti analoghi da parte dell’impiegato (assistito dall’avvocato Patrizia Paschino).

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