La Nuova Sardegna

Alghero

Futura gestione del porto Marinedì pronta a ritirarsi

di Gianni Olandi
Futura gestione del porto Marinedì pronta a ritirarsi

Martedì si terrà un consiglio di amministrazione per decidere nuove iniziative La privatizzazione dello scalo marittimo dovrà concludersi entro il 2020

16 aprile 2017
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ALGHERO. Sulla laboriosa procedura regionale di riqualificazione del porto secondo le indicazioni previste dalla Comunità Europea che per questo tipo di impianti prevedono la privatizzazione entro il prossimo 2020, procedura in corso ormai da diversi anni, starebbe per arrivare una novità abbastanza clamorosa. Per l’ottenimento della gestione sono stati presentati in Regione due progetti: il più datato è quello della Marinedì, società che si occupa della gestione di strutture portuali in diverse parti d’Italia, in Sardegna è presente a Cagliari e Villasimius, cui è seguito quello del Consorzio del Porto. Indiscrezioni peraltro autorevoli riferiscono che la Marinedì, il cui progetto comportava investimenti per circa 15 milioni di euro, intende ritirare la propria partecipazione. Sarebbero infatti sopraggiunte opportunità di investimenti in altre realtà portuali nazionali, tali da suggerire di destinare le risorse finanziarie impegnate e ipotizzate su Alghero verso altre destinazioni. La notizia non è confermata in sede ufficiale ma neanche smentita.

La Marinedì terrà infatti subito dopo Pasqua un consiglio di amministrazione nel corso del quale dovrebbe essere affrontata la rivisitazione degli investimenti in programma anche alla luce delle nuove opportunità che giungono dal mercato.

Le dinamiche degli investimenti privati viaggiano con tempi evidentemente diversi da quelli imposti dalla burocrazia pubblica, in questo caso quella regionale, e l’indiscrezione di un possibile ritiro della Marinedì dalla procedura di affidamento della gestione del porto catalano appare ragionevolmente credibile.

Va ricordato che l’area portuale catalana doveva rappresentare nel tempo una delle carte da giocare in termini economici e occupazionali. Per quest’ultimo aspetto va detto che i numeri sono assolutamente ridicoli rispetto alla mole di investimenti pubblici della quale ha goduto l’area portuale a ridosso delle mura aragonesi. Banchinamenti, sotto e sopra flutto, escavo dei fondali e interventi a terra hanno comportato l’impiego di importanti risorse che, fino a oggi, hanno soltanto garantito la continuità di vecchie posizioni di rendita.

Sul porto infatti si è consumata una vecchia logica ancora curiosamente attuale: quella di privatizzare i guadagni e socializzare i costi. L’opportunità di sviluppo rappresentata dal porto è quindi una delle tante occasioni rimaste nel cassetto nonostante le enormi potenzialità rappresentate dalla nautica da diporto i cui volumi di traffico sono in forte crescita.

Potenzialità di assoluto interesse anche per un’altra opportunità rappresentata dalla presenza a una decina di minuti dal porto di un moderno aeroporto sul quale si arriva da ogni parte di Italia in poco più di un ’ora. Il famoso “sistema infrastrutturale” del quale si parla soltanto nei convegni senza però darne operatività concreta. Una sorta di sviluppo negato.

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