Famiglia rom vive senza acqua né luce
Il nucleo, con 10 figli entro i 12 anni, ha occupato da mesi un capannone nella zona di San Marco
28 giugno 2017
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ALGHERO. Una famiglia di nomadi alla ricerca di una sistemazione abitativa ha occupato ormai da mesi alcuni locali di un capannone che si trova nella zona industriale di San Marco.
Una occupazione abusiva e quindi illegale, consumata in una situazione di indubbia emergenza, che in ogni caso ha fornito un tetto al nucleo familiare composto da marito, moglie, in attesa di una nuova nascita, e 10 figli, tutti compresi tra gli 1 e 12 anni.
Il locale risulta sotto sequestro al termine di un percorso fallimentare della ditta che ne era proprietaria.
A margine di un episodio nel quale si ravvisano violazioni di legge, anche di natura penale, va segnalato che la famiglia in questione è priva di luce e acqua. L’edifico infatti essendo inattivo a tutti gli effetti è privo dei servizi.
La vicenda, che sembra sia già stata segnalata ai servizi sociali, entra in rotta di collisione con il progetto di accoglienza adottato dalla amministrazione comunale in occasione della sistemazione delle famiglie rom che occupavano il campo dell’Arenosu e alle quali sono stati assegnati altrettanti appartamenti, parte dei quali provenienti da dotazioni pubbliche e altri prelevati dal mercato immobiliare.
Il progetto di accoglienza ebbe perfino riconoscimenti a livello nazionale, venne infatti presentato in Senato alla presenza del presidente Pietro Grasso, e gli venne riconosciuto un ruolo di vero e proprio esempio nell’adozione delle procedure di accoglienza e integrazione. La vicenda dell’occupazione di un capannone nell’area industriale, fermo restando una azione palesemente illegale, presenta però anche problemi di ordine sociale e igienico sanitario dei quali è necessario occuparsi soprattutto per quei 10 bambini che vivono da diverse settimane senza luce e acqua. (g.o.)
Una occupazione abusiva e quindi illegale, consumata in una situazione di indubbia emergenza, che in ogni caso ha fornito un tetto al nucleo familiare composto da marito, moglie, in attesa di una nuova nascita, e 10 figli, tutti compresi tra gli 1 e 12 anni.
Il locale risulta sotto sequestro al termine di un percorso fallimentare della ditta che ne era proprietaria.
A margine di un episodio nel quale si ravvisano violazioni di legge, anche di natura penale, va segnalato che la famiglia in questione è priva di luce e acqua. L’edifico infatti essendo inattivo a tutti gli effetti è privo dei servizi.
La vicenda, che sembra sia già stata segnalata ai servizi sociali, entra in rotta di collisione con il progetto di accoglienza adottato dalla amministrazione comunale in occasione della sistemazione delle famiglie rom che occupavano il campo dell’Arenosu e alle quali sono stati assegnati altrettanti appartamenti, parte dei quali provenienti da dotazioni pubbliche e altri prelevati dal mercato immobiliare.
Il progetto di accoglienza ebbe perfino riconoscimenti a livello nazionale, venne infatti presentato in Senato alla presenza del presidente Pietro Grasso, e gli venne riconosciuto un ruolo di vero e proprio esempio nell’adozione delle procedure di accoglienza e integrazione. La vicenda dell’occupazione di un capannone nell’area industriale, fermo restando una azione palesemente illegale, presenta però anche problemi di ordine sociale e igienico sanitario dei quali è necessario occuparsi soprattutto per quei 10 bambini che vivono da diverse settimane senza luce e acqua. (g.o.)