Miasmi fastidiosi dai banchi di alghe lungo il litorale
ALGHERO. L’ampia discarica delle alghe spiaggiate realizzata nel corso degli anni dalla radice del porto turistico e fino al litorale di San Giovanni, sta rendendo un pessimo servizio all’immagine...
24 agosto 2018
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ALGHERO. L’ampia discarica delle alghe spiaggiate realizzata nel corso degli anni dalla radice del porto turistico e fino al litorale di San Giovanni, sta rendendo un pessimo servizio all’immagine turistica della città. Le piogge abbondanti di questi giorni e il successivo rialzo delle temperature, hanno infatti favorito il fenomeno di putrescenza e gli odori maleodoranti ammorbano l’aria di tutto quel tratto di lungomare. Soprattutto in giornate di assenza di vento.
Una situazione piuttosto anomala per una città che vuole vivere di turismo e che risale a scelte sbagliate del passato che vengono mantenute anche nel presente. A subire le conseguenze sono soprattutto coloro che risiedono in quel tratto di lungomare, peraltro considerato una “perla” della Riviera del Corallo, e in particolare le attività che svolgono attività ricettive, di ristorazione e servizi.
La piena evoluzione del fenomeno di putrescenza delle alghe e dei materiali ammassati sui banchi di posidonia spiaggiata, oltre agli odori sgradevoli che diffonde, è una fonte di richiamo per insetti di ogni genere, mosche, zanzare, scarafaggi, tanto per citare i più presenti, alimentando in tal modo una situazione complessiva di precarietà e disordine che potrebbe comportare anche problemi di ordine igienico sanitario.
Desta rammarico vedere che i turisti quando transitano ai lati della discarica (si tratta di un percorso obbligato in quanto molti di loro risiedono negli alberghi sulla litoranea di via Lido) portano la mano al naso e accellerano il passo.
Tra l’altro va sottolineato che le dimensioni attuali della immensa discarica di alghe, aumentano di consistenza anno dopo anno, accentuando quindi le precarietà già descritte e favorendo in tal modo una situazione che è difficile trovare in altre località che si dedicano con importanti risorse pubbliche alla valorizzazione del comparto turistico.
É anche vero che Alghero, grazie allo stato di salute del proprio mare, vanta le praterie di posidonia tra le più estese dell’intero Mediterraneo. Una ragione di più per studiare e affrontare il problema che certamente non è tra i più semplici da risolvere. Specie quando poi a complicare le cose ci si mettono anche le condizioni climatiche particolari. L’argomento però merita attenzione. (g.o.)
Una situazione piuttosto anomala per una città che vuole vivere di turismo e che risale a scelte sbagliate del passato che vengono mantenute anche nel presente. A subire le conseguenze sono soprattutto coloro che risiedono in quel tratto di lungomare, peraltro considerato una “perla” della Riviera del Corallo, e in particolare le attività che svolgono attività ricettive, di ristorazione e servizi.
La piena evoluzione del fenomeno di putrescenza delle alghe e dei materiali ammassati sui banchi di posidonia spiaggiata, oltre agli odori sgradevoli che diffonde, è una fonte di richiamo per insetti di ogni genere, mosche, zanzare, scarafaggi, tanto per citare i più presenti, alimentando in tal modo una situazione complessiva di precarietà e disordine che potrebbe comportare anche problemi di ordine igienico sanitario.
Desta rammarico vedere che i turisti quando transitano ai lati della discarica (si tratta di un percorso obbligato in quanto molti di loro risiedono negli alberghi sulla litoranea di via Lido) portano la mano al naso e accellerano il passo.
Tra l’altro va sottolineato che le dimensioni attuali della immensa discarica di alghe, aumentano di consistenza anno dopo anno, accentuando quindi le precarietà già descritte e favorendo in tal modo una situazione che è difficile trovare in altre località che si dedicano con importanti risorse pubbliche alla valorizzazione del comparto turistico.
É anche vero che Alghero, grazie allo stato di salute del proprio mare, vanta le praterie di posidonia tra le più estese dell’intero Mediterraneo. Una ragione di più per studiare e affrontare il problema che certamente non è tra i più semplici da risolvere. Specie quando poi a complicare le cose ci si mettono anche le condizioni climatiche particolari. L’argomento però merita attenzione. (g.o.)