La Nuova Sardegna

Alghero

Agua de Mar, il tribunale ferma la vendita del locale

di Erika Pirina
Agua de Mar, il tribunale ferma la vendita del locale

La concessione era stata revocata per morosità e la struttura messa all’asta I gestori del bar hanno presentato ricorso e ora il Comune pagherà le spese legali

30 settembre 2018
2 MINUTI DI LETTURA





ALGHERO. Complicazioni amministrative nella procedura di alienazione dell’immobile di Lungomare Dante 10, in concessione all’Agua de Mar. Il locale è stato inserito nell’ultimo bando di alienazione dei beni immobili comunali ma la fase conclusiva della vendita è stata bloccata dal concessionario dell’immobile che ha fatto ricorso al tribunale di Sassari.

Il proprietario dell’Agua del Mar, titolare del rapporto di concessione con il Comune di Alghero, lamentava che il Comune avesse revocato la concessione per morosità e avesse avviato l’iter di liberazione del bene in autotutela, sostenendo – si legge nell’ordinanza del tribunale civile – che la procedura fosse illegittima poiché fondata sull’assunto che il rapporto era stato qualificato come concessione nonostante dovesse essere correttamente qualificato come locazione, circostanza che avrebbe escluso il ricorso ai poteri di autotutela. Il giudice Giovanna Maria Mossa, dopo aver analizzato la documentazione, si è pronunciata martedì 25 settembre accogliendo il ricorso dei titolari dell’Agua de Mar e annullando di fatto l’alienazione del bene perché parte del patrimonio disponibile già dall’anno 2010 poiché «secondo giurisprudenza, l’accertamento della natura del bene è essenziale ai fini della qualificazione del rapporto e se il bene è parte del patrimonio indisponibile può essere oggetto esclusivamente di concessione, mentre in caso di bene disponibile il rapporto deve essere qualificato come locazione».

Sulla vicenda è intervenuto il consigliere della Lega Michele Pais: «Era evidente che il conduttore attuale ricorresse in Tribunale per la tutela dei propri diritti – si legge nella nota del consigliere – La vicenda si inserisce nella grande confusione amministrativa creata dalla giunta Bruno e che l’ha vista sempre soccombente nelle aule di giustizia. Con questa sgangherata procedura di vendita – prosegue Pais – il bene è stato addirittura aggiudicato a un terzo soggetto partecipante all’asta che vanta così diritti su un immobile che l’amministrazione ha dichiarato essere libero e immediatamente trasferibile», conclude.

Il bandolo della matassa risale alla delibera 68 del 13.10.2010 quando il bene, dichiarato patrimonio disponibile, era stato inserito nel piano delle alienazioni, confermato poi nel 2017, determinando quindi una modifica al rapporto contrattuale tra Comune e titolare dell’esercizio.

In Primo Piano
Politica

Regione, la giunta Todde annulla la delibera per la costruzione di quattro nuovi ospedali

Le nostre iniziative